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MARCO LASTRI The rebirth Morphmusic 2003 ITA
A pochi mesi di distanza da "Rumori di Fondo", il gagliardo Lastri torna sul luogo del delitto con "The Rebirth", concept suddiviso in dieci nuovi pezzi (più due bonus tracks) che riprendono il discorso lasciato in sospeso con "E.A.R.", la cui ideazione risaliva ormai al 1998. Il lungo lasso di tempo intercorso ha consentito a Marco di maturare in maniera significativa le proprie intenzioni musicali, ferme restando certe peculiarità a livello compositivo. Giova verosimilmente a "The Rebirth" la maggiore stringatezza delle singole tracce, nelle quali via via si riaffacciano, modificati, alcuni temi e fraseggi che caratterizzano l'opera. Dopo un'intro spaziale dal buon respiro epico, gli accenti monofonici di "In the Darkness" ci immergono nel cuore del lavoro: poche le tenebre, a dispetto del titolo, piuttosto una raffinata new age progressiva equidistante da Tangerine Dream, Vangelis e Changing Images. La rilassante trama pianistica di "Soliloquy" rivela capacità di emozionare senza ricorrere a inutili astrusità; tale pezzo contrasta coi successivi "Desperation" e "People of Lithium". Nel loop violento del primo affiora un altro mentore di Marco, ovvero Jean Michel Jarre: l'impasto sonoro, effettivamente più ricco che altrove, comunque non deborda e rivela anzi una naturale predisposizione verso architetture più complesse; lo stesso può dirsi del secondo, i cui pregevoli mutamenti di aromi contrastano con efficacia le martellanti ripetizioni sequenziali. "Brainwash" è un momento allegro e dal contagioso incedere new prog, mentre "Waiting" è più che altro una soffusa base per il distendersi della bella voce dell'ospite Letizia Vitale. Con "Internal Cold Fusion" ricominciano le schermaglie elettroniche, contrappuntate da un convincente organo, e c'è molto Vangelis nei luminosi giochi della title-track, che trasuda ottimismo e gioia di vivere. Chiude il concept l'outro e le sue diverse narrazioni sui due canali, una recitata da Marco, l'altra dalla seconda ospite Raffaella Di Bari. Quanto alle bonus tracks, notevole è "Una volta nella vita (capita di sentire il profumo dei fiori)", dedicata a Padre Pio: una minimale composizione pianistica, suggestiva nei richiami nymaniani; più leggera e malinconica "Venerdì notte", che non avrebbe sfigurato nel precedente "Rumori di Fondo". Magari l'espressione tecnica è ancora perfettibile, tuttavia è positivo il ragionamento intorno a melodie non banali. Musica sincera e fatta col cuore: sì, il romantico Lastri va vieppiù convincendoci!
 

Francesco Fabbri

Collegamenti ad altre recensioni

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MARCO LASTRI Rumori di fondo 2002 

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