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LANDBERK One man tell's another Megarock 1994 SVE

Secondo album per i vikinghi LANDBERK, e si ripete ancora il capolavoro. Il gruppo non si ripete invece troppo per ciò che riguarda la musica proposta, ma il livello qualitativo è lo stesso di "Lonely land" (1992). Ci sono ancora quelle melodie calde e rassicuranti che ci avevano già deliziato in passato, quell'incedere cauto ma inarrestabile che ci accompagna per buona parte della durata del CD, ci sono ancora quelle sottili trame intessute da chitarra e tastiere (piano o Mellotron). Ci sono anche vaghi echi di quel peccato originale che si chiama KING CRIMSON (tanto per fare un nome conosciuto a tutti, ché la lista potrebbe allungarsi), ma sapientemente addomesticati da quei suoni nordici che ultimamente mezzo mondo Prog ha imparato ad apprezzare. Ai pezzi in tìpico stile primo album ("Valentinsong"), così incantevoli e melliflui nel sedurre le nostre orecchie con delle ritmiche quasi da new age, si contrappongono, o meglio, si affiancano, brani in cui sale in cattedra la chitarra di Reine Fiske, talvolta con sonorità acide, supportata nella sua opera dal grande lavoro tastieristico di di Simon Nordberg, mai protagonista di assoli strappa-applausi, ma preciso e suadente coi suoi strumenti di lavoro. Valida componente del fascino dei LANDBERK è la voce calda ed ammaliante di Patrie Helje, la quale difficilmente è costretto a raggiungere toni alti, ma quando lo fa dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio. La prima traccia che incontriamo ("Time") è forse quella che si distacca musicalmente di più delle altre sei, risultando, mmhh... diciamo... un incrocio tra sonorità da U2 e da folk nordico; bella, comunque. Più crimsoniana la successiva "Kontiki", anche se ampiamente sulla falsariga peculiare del gruppo, così come le successive "Mirror man", "You are" e "Rememberence"; già detto di "Valentinsong". resta la conclusiva "Tell", che rappresenta una validissima conclusione di un ottimo album. L'album della maturità (vabbè, come se il primo fosse immaturo...) per un un gruppo che magari risulterà di più difficile ascolto rispetto ai connazionali ANGLAGARD, ma che nel mio stereo rivaleggia con questi ultimi per contendersi la renna d'oro, personalissimo titolo che metto in palio tra i tanti e validi gruppi scandinavi che ultimamente ci deliziano le serate passate in compagnia dei nostri amati CD.

 

Alberto Nucci

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