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Stranamente questo gruppo, e con esso l'album in questione, è rimasto sconosciuto fino ad oggi. Ciò è abbastanza strano poiché, a prescindere da considerazioni marginali a proposito del rinato interesse nei confronti del prog, la musica proposta è catalogabile come progressive classico. Anche la presentazione invoglierebbe non pochi proggies: la copertina del CD è in nero con scritte in oro e presenta un'illustrazione raffigurante il classico braccio che esce dall'acqua impugnando la classica spada, secondo la tradizione di Excalibur. Il loro live-show è quanto di più classicamente prog si possa immaginare: laser, costumi, effetti sonori… c'è di che drizzare le orecchie, no?
Passiamo più specificatamente alla musica: come detto, essa è sicuramente prog, con una ritmica piuttosto sostenuta, stile primi Magnum o All About Eve, e ricorda altresì i bei Marillion andati. In evidenza la bella voce di Debbie Chapman, che studia bel canto e l'opera italiana e si sente! Assieme alla chitarra di Paul Thomson è indubbiamente la nota positiva dell'album. E la nota negativa? Sicuramente il batterista, con le sue pacchianissime rullate (a volte sembra una drum-machine!) da complesso di paese, ed anche una certa tipicità in alcune composizioni, unita a molte ingenuità.
I Legend ben difficilmente entreranno nella categoria i Massimi del progressive e pur tuttavia non mi sento di condannare in assoluto quest'album che è abbastanza godibile con le sue canzoni che si rifanno all'Inghilterra dei Re Artù e dell'era pre-cristiana. Tra i pezzi da segnalare, l'iniziale title-track, autentica summa della musica del gruppo, "Windsong", intrisa di melodie rurali e classiche, la quasi psichedelica (che si rifà al prog dei primi anni '70) "Pipes of Pan", la marillioniana "Lament".
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