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LORD FLIMNAP |
Point of view |
World Wide Records |
1989 (Earsay Records 2004) |
ISR |
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Quando il disco di questo gruppo di ragazzini israeliani venne pubblicato, nel 1989, giravano le ipotesi più stravaganti circa la sua provenienza, l'anno di incisione, la sua nazionalità. Qualcuno pensava che si trattasse di vecchi nastri risalenti agli anni Settanta, qualcuno provò a dire che si trattava in effetti di una nuova band israeliana, ma altri smentivano dicendo che si trattava di sciocchezze. La verità è che la WWR cercò di alimentare il mistero pubblicando il CD con un libretto scarnissimo in cui lanciava una competizione a premi per riuscire ad indovinare quali fossero il paese d'origine, l'età dei musicisti e l'anno di registrazione del disco. In effetti l'orecchio potrebbe ingannare: ditemi se non vi sembra una band anglo-americana degli anni Settanta, nello stile di Spring, Raw Material e Cressida? Adesso sappiamo che la band era composta da tre ragazzini fra i 15 ed i 16 anni di Be'Er Sheva e Rishon Le Zion, vicino a Tel Aviv, che avevano fatto amicizia ai campi estivi e che non si sentivano alcunché influenzati dalla musica del loro paese di origine. In particolare il chitarrista e leader del gruppo, Itay Eyal, era stato per tre anni a New York ed era per di più di madrelingua inglese.
In origine il CD era composto da 6 tracce, alle quali sono state aggiunte, nella ristampa, 4 bonus tracks più una traccia fantasma di pessima qualità audio che ha l'aria di essere una session in sala prove. La musica tarda un po' a decollare e le prime due canzoni, seppur graziose, appaiono un po' scolorite: la prima è una malinconica ballad per voce e chitarra acustica e nella seconda Itay canta in maniera dimessa con l'accompagnamento del pianoforte. Con "Prodigy" le cose si fanno più interessanti: l'intro è un giro di chitarra acustica, al quale presto si aggiungono il flauto, il piano e la voce, con un'impennata successiva quando subentrano le tastiere e la batteria. L'effetto è davvero di grande sorpresa perché nessuno si sarebbe aspettato, a questo punto, un pezzo dalla dinamica così articolata, quasi fosse degli England. Con "Out of My Way" raggiungiamo i 10 minuti di durata, l'approccio musicale è decisamente maturo anche se la registrazione artigianale dà una piacevole e romantica impronta naïve, cosa che in precedenza doveva contribuire non poco ad accrescere la curiosità degli ascoltatori. Le sequenze sono più tirate con feeling hard rock, assoli di chitarra dal sapore vintage e oscure sequenze di organo Hammond. Con "December" i toni tornano dimessi ed oscuri, anche se è da notare l'assolo centrale di chitarra acustica. L'ultima traccia "Solution" ha uno swing brillante e divertente, a chiusura di un album ove aleggia un po' ovunque la sensazione di mistero.
Le prime due bonus track costituiscono gli ultimi colpi di coda della band che di lì a poco avrebbe cessato di esistere: l'esercito avrebbe infatti reclamato i suoi triennali diritti sui neo-diciottenni. Il primo è un pezzo divertente cantato in ebraico ed il secondo è una specie di ballad alla Beatles che si muove su tempi blues. Le ultime due tracce bonus risalgono al 1997 e sono cantate e suonate dal solo Goldbart che si prodiga con tutti gli strumenti. L'interesse dei bonus è comunque documentale e marginale. In sostanza quest'album si profila come un ripescaggio interessante che fa finalmente chiarezza su questo mistero costruito ad arte!
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Jessica Attene
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