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LU7 |
Efflorescence |
autoprod. |
2002 (Musea /InterMusic 2006) |
JAP |
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Luna Umegaki (tastiere e programmazione) e Tsutomu Kurihara (chitarra) avevano lasciato una buona impressione con “L’esprit de l’exil” bel disco realizzato un paio di anni or sono. La Musea, che già aveva pubblicato quel lavoro, ci permette ora di riassaporare gli esordi della band, con la ristampa di “Efflorescence”, debutto del duo giapponese che, pur seguendo una direzione un po’ diversa dal suo successore, rappresenta un interessante cd nel quale sono sviluppate abilmente alcune buone idee. Gli spunti di fusion elegante ed orecchiabile della prima traccia “12th tree” rappresentano l’ideale anello di congiunzione tra i due album dei Lu7, ma già con la successiva “Blue planet” ci si allontana un po’ dai discorsi jazzistici, affrontando piuttosto temi strumentali tranquilli, a cavallo tra rock sinfonico e new-age elettronica, quasi a dimostrazione che inizialmente i musicisti puntavano ad un discorso più diretto e romantico. Infatti, questo sarà un po’ l’andazzo dell’intera opera, magari intervallata da qualche particolarità, vedi i tempi più vari e spediti di “Crimson carpet” e “Kesaran Patharan”, o le 3 “Sonatine” di Ravel completamente rivoluzionate non solo nell’arrangiamento, ma anche con una timbrica tutta particolare. In questo disco, in sostanza, troviamo tanta atmosfera, melodia e suoni tenui, che formano un prodotto adatto per un ascolto attento atto a catturarne ogni sfumatura, eppure adeguato anche se si preferisce qualcosa come sottofondo leggero. Si ravvisa pienamente, insomma, un feeling diretto e sempre in bilico tra tradizione e futuro. I ritmi elettronici si avvertono chiaramente e ad una prima impressione superficiale possono apparire abbastanza freddi, ma si incorporano bene in un disco dalle sonorità moderne. In effetti i Lu7 si propongono in maniera tanto semplice quanto efficace: si vede che non vogliono far parte di quelle realtà contraddistinte da una complessità atta a sorprendere, ma che magari, alla fine dei conti, si rivelano tanto fumo e poco arrosto. Di certo, Luna e Tsutomu non rivoluzioneranno la storia e le sorti del progressive, né lasceranno a bocca aperta chi si imbatterà in questo dischetto, ma bisogna ammettere che la loro musica funziona ed è talmente gradevole che si lascia ascoltare e riascoltare in continuazione. Forse per alcuni sarà un po’ poco, forse l’esigenza dei “puristi” del prog spingerà costoro a puntare su altri obiettivi, eppure in un’oretta scarsa “Efflorescence” riesce ad offrire una musicalità fresca e leggera, che scorre speditamente donando un senso di dolcezza e serenità.
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Peppe di Spirito
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