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LUCIFER WAS The divine tree Transubstans 2007 NOR

I norvegesi Lucifer Was sono un gruppo formatosi circa 40 anni fa. Separatisi nel 1974, si rincontrano brevemente nel 1977. Solamente dopo venti anni, nel 1997 riescono finalmente a far uscire il loro primo lavoro discografico ufficiale.
Quaranta anni non sembrano essere passati per il combo norvegese, visto che il lavoro in questione è indubbiamente influenzato dall’hard rock anni 70 dei Deep Purple, Uriah Heep, Black Sabbath Atomic Rooster etc.
La chitarra di Thore Engen (la mente di tutti i brani del gruppo) e l’organo Hammond di Arne Martinussen sono quindi i protagonisti di questo cd. Non mancano in ogni modo passaggi in cui il flauto di Svein Greni e la voce di Jon Ruder diventano importanti. Il mix tra hard rock, progressive, psichedelia risulta molto ben equilibrato e scorre via in maniera piuttosto piacevole.
I riferimenti al passato sono molto evidenti e i Lucifer Was non fanno niente per nasconderli.
Si parte con la title track che, pur avendo il suono del flauto in evidenza, non può non riportarci alla memoria "Hush" dei Deep Purple invece di Jethro Tull e Focus. Le influenze viola profondo continuano con gli 8 minuti di "Determination" stemperate leggermente in un’atmosfera simil Flower Kings che in questo caso non stona.
Anche il brano “On Earth” di soli cinque minuti (il più corto dei sei che compongono il cd in questione), pur possedendo un enorme potenziale commerciale per poter passare in qualsiasi radio (grazie anche ad un bel ritornello che ti rimane in testa), fa trasparire sempre le influenze hard rock della band. Il brano “Almost Home”, ascoltandolo distrattamente, si potrebbe confondere con "Gipsy" dei mitici Uriah Heep, ma il gran lavoro allo Hammond e la potenza della chitarra fa dimenticare questo “leggerissimo” particolare.
“The First Mover”, con il suo continuo rincorrersi tra organo e sei corde, serve per far vedere a tutti quanto sono bravi Thore e Arne. E’ comunque l’ultimo brano il più interessante del lotto: introdotto dalla slide guitar di Freddy Linqvist (uno dei veterani della scena norvegese rock, ex Vanguard e autore di un disco solista nel 1970), comincia con un’atmosfera alla Scorpions che da possibilità alla voce (anche un po’ nasale come quella Klause Meine dei più fortunati tedeschi) di Jon di potersi esprimere e continua in un’atmosfera rubata agli Atomic Rooster.
Questo lavoro, anche se non è il massimo dell’originalità, è costruito molto bene e fa trascorrere un’oretta in compagnia di un sano hard rock vecchio stampo. Ogni tanto ascoltare gruppi del genere non farebbe male.

 

Antonio Piacentini

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