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LITTLE KING Legacy of fools Unicorn Digital 2007 USA

L'aumento dei gruppi scritturati e l'ampliamento delle basi musicali del proprio catalogo, che comprende al momento attuale anche realtà di ispirazione metal, comporta da una parte l'abbassamento della qualità media delle pubblicazioni e dall'altra la scritturazione di band che svincolano sempre di più da quello che classicamente individuiamo come progressive rock. Non c'è alcun dubbio che l'esplorazione e la contaminazione siano elementi caratteristici della nostra musica ma d'altro canto non trovo produttivo e lungimirante gettare nel calderone qualsiasi band che abbia anche soltanto dei vaghi elementi prog. Tutte queste considerazioni in apertura di questa recensione, che riguardano ovviamente alcune scelte della canadese Unicorn, servono appunto a spiegare che questo gruppo del Texas, sebbene sia lanciato dall'attiva etichetta nel mondo del prog, ha ben poco a che spartire con il nostro "non genere" musicale, inoltre il livello qualitativo dell'album (il terzo in studio, se si esclude il demo di debutto del 1997) appare poco meno che discreto. La traccia di apertura addirittura strizza l'occhio a certo punk melodico di nuova generazione, come quello dei Green Day, per intenderci, con riff di chitarra allegramente rumorosi ed un gusto per le melodie scanzonate. Melodia ed arpeggi acustici sono un elemento costante, anche quando vengono scelte soluzioni che sfiorano il metal, come in "Internal Smut", cadenzata ed insistente. Le scelte ritmiche sono sempre semplici ed efficaci ma a lungo andare anche noiose. Molto meglio quando il gruppo ci propina le sue ballad elettroacustiche che in qualche caso raggiungono livelli decisamente più interessanti, come in "Collateral Damage", dallo spartito appena più variopinto con bei momenti vocali e persino qualche elegante sprazzo di flauto. In alcuni casi sembra di cogliere qualche riferimento ai Rush, anche se del gruppo canadese vengono presi gli aspetti peggiori. A volte i Little King si dimostrano piacevoli, a volte rumorosi e altre volte scontati: non scambiamo l'indecisione di questa band per eclettismo, contaminazione o sfoggio di personalità, questo album appare più che altro come una prova incerta che sembra dimostrare che il gruppo non ha ancora deciso che strada musicale prendere.

 

Jessica Attene

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