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LOW BUDGET ORCHESTRA The second best autoprod. 2008 FIN

Ecco quella che si può definire, se vogliamo, una orchestra a basso costo, in tutti i sensi. Uno solo è il musicista che ne fa parte, il finlandese Mikko Muranen, che suona un po' di tutto ma non si sa bene cosa, visto che nelle note di copertina non è elencata la strumentazione impiegata… ma sicuramente si tratterà di strumenti economici, visto il nome del progetto! Basso è anche il costo del CD in esame che giungerà a casa dell'ascoltatore per soli 7 euro, spese postali comprese, ovunque nel mondo vi troviate. Insomma, in questo periodo di crisi finanziaria, ci si arrangia un po' anche in ambito musicale… ma vediamo appunto se questi sette euro possono essere ben spesi. Quello che possiamo apprezzare è un muro abbastanza omogeneo di suoni che viaggiano in maniera scorrevole, ma senza farci accorgere troppo dei cambiamenti, che pure avvengono, nello spartito. Come un viaggio in bicicletta sulla Pianura Padana, pedaliamo scorrevolmente senza incontrare pendenze, così l'orecchio scivola su un tappeto di tastieroni dal feeling elettronico anni Ottanta, che viaggia sicuro su un binario costruito da una batteria, probabilmente programmata, affidabile e sicuro, e comunque adeguato a questo scenario sonoro. L'ambito potrebbe essere in parte quello dello space rock, con riferimenti agli Ozric Tentacles, ma anche con sprazzi di Tangerine Dream ed una buona dose di rock chitarristico alla Vai, visto che di chitarra qui se ne sente abbastanza e anzi, proprio quest'ultima è quella che contribuisce a dare un minimo di movimento e varietà. Le 8 tracce strumentali che compongono questo album si basano su ripetizioni, su dinamiche compatte, su poche idee che Mikko cerca di sfruttare però al meglio… come in un film di terza categoria girato tutto in un grosso studio ma in cui si cerca con qualche trucchetto di dare la percezione che l'ambientazione in qualche modo cambi. Il risultato è dignitoso, ascoltabile, vi è una cura particolare riposta nella scelta delle melodie, anche se queste sono sempre elementari e distesissime ed in sostanza non si può parlare di un disco riuscito male. A questo punto però Mikko dovrebbe fare secondo me il salto definitivo di qualità ed innestare su questa specie di base musicale qualche elemento che la renda più interessante, come ad esempio delle parti cantate o l'aggiunta di qualche strumento suonato da componenti esterni… ma voi potreste obiettare che il budget non sarebbe più così basso in questo caso… si tratta di scelte ovviamente e ci si può comunque accontentare di lasciare tutto così come è: un album che funziona abbastanza come one-man-project ma che forse con una produzione da colossal non renderebbe altrettanto bene.

 

Jessica Attene

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