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LINGALAD La locanda del vento Lizard Records 2010 ITA

Una delle immagini che più spesso associo all’ascolto della musica dei Lingalad è quella di una galoppata nella foresta, coi rami degli alberi che sfrecciano in una macchia continua e indistinta ai lati del campo visivo, la terra che si solleva al passaggio ed il profumo intenso della vegetazione che si mescola ad una nebbia lattiginosa. Chi conosce e apprezza i Lingalad da tempo sa che evocare questo tipo di fantasie è normale quando ci si lascia abbandonare alle note che Giuseppe Festa e i suoi compagni di avventura sono in grado di creare ispirandosi alla natura e alle storie che si possono immaginare grazie ad essa.
Famosi più all’estero che in patria, i Lingalad sono stati capaci di attirare l’interesse di un nutrito stuolo di fan grazie al primo album di ispirazione tolkieniana, evitando però di fossilizzarsi su questo tema e riuscendo a mantenere viva l’attenzione realizzando negli anni successivi una manciata di dischi ispirati principalmente alla natura ed alla sua componente mistica e spirituale (l’unico richiamo alla trilogia del Signore degli Anelli nell’ultimo album è la voce dei doppiatori italiani di Gandalf e Frodo nel brano-racconto “I boschi della luna”).
Quarto album di studio del gruppo, “La locanda del vento” mantiene inalterato uno stile ormai familiare. Ciascuno dei brani presenti nel disco racconta la sua storia tramite testi curati e poetici, offrendo spunti di riflessione o affascinandoci con la semplicità della narrazione. La musica si sposa magnificamente con le parole, sviluppandosi fluidamente in arrangiamenti acustici di chitarre, flauti, violini e strumenti etnici vari, accompagnati ad una base ritmica di basso e batteria tipicamente rock, il tutto integrato in passaggi strumentali e cantati di rara bellezza. I brani spaziano tra le ariose corse dell’iniziale “Il profumo del tempo”, bellissima e trascinante, “Il colpo e la cura”, “La pietra di Erice”, “Aria oltre le stelle” e “Nella pioggia”, le dolci melodie di “Gli occhi di Greta”, “Dono di maggio” e “L’abbraccio del noce”, e le ispirate ballate dal sapore malinconico di “Toni il matto”, “Il mio nome”, “Lio” e “Alice”.
Per chi già conosceva i Lingalad, si tratta di una conferma, di un altro splendido tassello da aggiungere ad una discografia che ormai comincia a diventare importante. Per chi ancora non aveva fatto la conoscenza col gruppo bergamasco, “La locanda del vento” può essere un ottimo inizio. La musica proposta conferma la capacità di Giuseppe Festa e compagni di saper scrivere belle canzoni, e di sapersi destreggiare tra sonorità folk-rock che prendono ispirazione dalla musica celtica e dalla melodia italiana, sia quella di gruppi storici come la PFM che quella cantautoriale di Fabrizio de Andrè e Angelo Branduardi. Da notare che “La locanda del vento” è il primo album dei Lingalad pubblicato da una casa discografica, la Lizard Records, quasi a voler rappresentare un nuovo ciclo nella vita del gruppo, sino ad ora dedito all’autoproduzione.
Non rimane molto altro da dire, se non che il disco è veramente bello, con alcune perle (“Il profumo del tempo” “Gli occhi di Greta” e “Toni il matto” tra le preferite del sottoscritto) che brillano su tutto il resto e una qualità media molto alta che lo candida senz’altro tra le migliori uscite italiane del 2010.


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Nicola Sulas

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