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LEBOWSKI Cinematic autoprod. 2010 POL

La colonna sonora di un film non ancora girato, di un film che non esiste: questo il progetto presentato dai polacchi Lebowski per il loro debut-album “Cinematic”.
Un omaggio al cinema ed in particolare a quello del loro paese natale.
Una genesi lunga quasi cinque anni per sistemare tutti i tasselli e creare un puzzle sonoro di soli dieci pezzi interamente strumentali (con l’eccezione di un paio di interventi-vocalizzi dell’ospite Katarzyna Dziubak) eleganti e sofisticati.
“Trip to Doha” apre l’album in modo efficace tra intuizioni Gilmouriane ed etno-rock mediorientale.
“137 sec.” si adagia anch’essa tra l’etnico e la composizione dilatata che ricorda gli Eloy più soft (“The Tides Return Forever”).
“Iceland” ha sonorità ambient vicine all’esperienza “Rohmer” di Zuffanti, con una vena malinconica che pervade tutta la composizione.
Tra i momenti più significativi “Aperitif for breakfast” che si muove languida fra il rock e la fusion, mentre l’anima più dura del gruppo emerge in “Spiritual machine” con accostamenti individuabili nello Hackett più oscuro, con riff ripetuti e decisi appena stemperati dalle tastiere.
Bella la title track, anch’essa affacciata a mezza via tra il progressive più tradizionale ed esperimenti fusion.
“Cinematic” è un album che basa la propria forza nelle ricercate atmosfere melanconiche, nelle sue impeccabili soluzioni formali, nella bellezza delle melodie, tuttavia tale “perfezione” rappresenta, a nostro avviso, anche il limite di quest’opera che, a ripetuti ascolti, può rivelarsi quasi senz’anima.



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Valentino Butti

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