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LIS ER STILLE The collibro VME 2010 DAN

Capita ogni tanto di ascoltare dei brani musicali che ti colpiscono soprattutto perché non riesci a collocarli da nessuna parte.
Prendiamo per esempio i danesi Lis Er Stille, gruppo fondato nel 2004 con già due album alle spalle… potremmo metterli nel calderone del post rock ma sarebbe alquanto riduttivo perché, a differenza dei gruppi che ultimamente spremono questo sottogenere, ti restano impressi perché riescono a giocare con le varie influenze che mescolano tra i diversi brani.
A volte sembra di ascoltare i Muse, a volte gli Ulver, a volte i Godspeed You! Black Emperor, a volte i Bauhaus, a volte i Tortoise, a volte i Mars Volta ma non c’è la sensazione del passaggio rubato, del simil plagio per accattivarsi il fan boccalone di turno. Tutto scorre via fluidamente avendo sempre la sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di nuovo, anche se nuovo non è.
Un disco come questo “The Collibro” dimostra che è ancora possibile puntare l’attenzione sull’aspetto compositivo di un brano più che su quello puramente tecnico. I Lis Er Stille sono dei bravi architetti che, giocando col materiale che quarant’anni di rock gli han messo nelle mani, riescono nell’impresa di costruire una struttura musicale che ti riesce a prendere e a catturare l’attenzione.
Forse è solo merito di qualche particolare, tipo quello di mettere il pianoforte al centro di tutte le composizioni e far fare la parte della comparsa alla chitarra. Forse è tutta l’atmosfera nebulosa che contraddistingue i brani. Forse è la sensazione che un disco del genere è veramente fuori dagli schemi e potrebbe veramente piacere a tutti (l’accostamento con i Muse è il primo che viene in mente).
Di certo un lavoro di questo tipo ti dimostra ancora una volta che si può essere moderni, si può fare del rock intelligente, si può comunque destare attenzione nel pubblico (e, nel loro piccolo, i Lis Er Stille sono piuttosto conosciuti) senza per forza avere come riferimento cose che oramai hanno quarant’anni.
Non è un disco progressive come ce lo immagineremmo noi, di certo c’è molta molta sostanza in queste tracce.
Uno dei tanti nomi usciti in questo primo decennio del nuovo millennio che potrebbe veramente aver qualcosa da dire per il futuro.



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Antonio Piacentini

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