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Non c’è due senza tre. Dopo aver sondato il terreno con un “Best of” nel 2009 ed aver pubblicato su CD un live storico come “Playing with fire” nel 2010, è ora la volta, finalmente, di un lavoro nuovo di zecca per i Legend del tastierista Steve Paine. “Cardinal points” il titolo del nuovo album.
Due aspetti saltano subito all’occhio e… all’orecchio: la mancanza della splendida voce di Debbie Chapman, sostituita dall’altrettanto valida ugola di Kerry Parker, e la presenza nella raccolta di soli 4 brani (di durata superiore ai 13 minuti).
I 4 elementi, terra, aria, fuoco ed acqua a legare con un fil rouge le 4 composizioni.
Un canto di uccelli, strumentazione etnica e dopo pochi secondi abbiamo modo di ascoltare la nuova vocalist alle prese con il primo pezzo “Carved in stone”. L’inizio è molto delicato, quasi per sola voce, e dopo qualche minuto, con l’ingresso di tutti gli strumenti e del flauto di Clare Foster, il sound diventa quello tipico della band fra echi Tulliani (musicali… non immobiliari…), ritmica brillante, risvolti epici ed incisivi incastri tastiere-chitarra elettrica. Bell’inizio…
Con “Whisper on the wind” il protagonista è l’elemento aria.
Brevissima intro “effetto vento” poi subito ritmo serrato, riff decisi di chitarra e la voce avvolgente della Parker. Incantevole il lungo inserto strumentale quasi a voler creare un’atmosfera sospesa prima del ritorno della parte cantata. Un brano articolato, dai tratti un poco misteriosi ed inquietanti. Intrigante.
Non il ”solito” new prog comunque.
Rumori di un temporale, un rapido inserto “a cappella” ed eccoci avvolti in “Spark to a flame”.
Il brano appare però deludente, troppo ripetitivo e (forse) troppo heavy per i modi della band, che infatti si riscatta nella sezione centrale più rarefatta.
L’album si chiude con “Drop in the ocean” il picco creativo di “Cardinal points” e , mi sbilancio, dell’intera discografia di Paine e soci.
Si rincorrono anche qui momenti epici con altri più suadenti ed introspettivi con la voce della new-entry sempre più gradevole e sicura. A tratti il sound ricorda dei “Renaissance”riveduti e corretti ma la bellezza del pezzo è da ricercare nella sua globalità, mai un “solo” ammiccante o ad effetto per “portarci dalla sua parte”, praticamente assente il classico “refrain” da canticchiare.
Qualcosa di conosciuto ma al tempo stesso di diverso: sempre Legend, ma con quel pizzico di maturità e di personalità in più del solito.
15 anni dall’ultimo album di inediti sono tanti ma se poi il risultato è della qualità di “Cardinal points” non possiamo che esserne felici. Bello. Molto bello.
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