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LOCANDA DELLE FATE The missing fireflies AltrOck 2011 ITA

Premetto che adoro la Locanda delle fate, non ho quindi la presunzione di ritenere che ciò non influenzi il mio giudizio. Nonostante questo, non riesco a togliermi di dosso la sensazione che “The missing fireflies” sia nel complesso un’occasione sprecata o, perlomeno, solo un tentativo di riportare in auge il nome di un gruppo storico del rock italiano in occasione dei concerti in programma. Ovviamente non c’è niente di male nel fare questo, sempre che i trentacinque minuti dell’album siano giudicabili sufficienti allo scopo. Per quanto mi riguarda non lo sono, considerando che tredici di questi minuti sono tratti da un concerto tenuto nel 1977, la cui registrazione (realizzata, secondo le indicazioni del booklet, con due microfoni “piazzati nei pressi del mixer di sala”), con tutto l’ottimismo possibile, la benevolenza ed il lavoro di ripulitura effettuato, suona evidentemente scarsa, per non parlare del fatto che un paio dei brani presenti sono incompleti e impietosamente sfumati. Il pezzo forte dell’album è quindi la parte realizzata in studio, comprendente le versioni moderne di “Crescendo” e “La giostra”, che non trovarono posto nello storico album d’esordio della Locanda, una riproposizione di “Non chiudere a chiave le stelle”, magnificamente cantata da Leonardo Sasso, e i due minuti e mezzo abbondanti di “Sequenza circolare”, unico brano nuovo, che funge da introduzione a “La giostra”. Niente da dire su esecuzione e arrangiamenti, rispettosi del sound storico della Locanda, e soprattutto sulla musica, ovviamente spettacolare e coinvolgente, esattamente come ci si può aspettare dal gruppo astigiano, nonostante la formazione non sia completamente quella originaria.
“Crescendo” e “La giostra” sono, in fin dei conti, il motivo per cui comprare questo album. Io non mi sono pentito di averlo fatto ma non riesco a non pensare che sia troppo poco. Data la riproposizione dei pezzi storici, perché non completare il lavoro con i due brani del singolo “New York/Nove Lune” (presenti ad oggi solamente nella ristampa del primo album realizzata dalla Mellow Records), tra l’altro eseguiti entrambi nei concerti recenti? Sarebbe stato un modo per chiudere il cerchio sulla produzione storica più interessante della Locanda e l’album sarebbe stato (appena) più appetibile.
In definitiva consiglio comunque l’acquisto di “The missing fireflies”, con l’avvertenza però che ciò che offre è limitato. Non credo che in fin dei conti sarà un problema per i tanti estimatori di questo gruppo storico, compreso il sottoscritto. Sappiate però che tante band nostrane attuali meriterebbero altrettanto supporto e devozione da parte dei fan.



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Nicola Sulas

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