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A LIQUID LANDSCAPE |
Nightingale express |
GlassVille Records |
2012 |
NL |
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Il debuttante gruppo olandese è stato buttato nella rete del progressive rock, forse per scelta dell’etichetta discografica o forse per qualche assonanza ma dalle reti, ricordiamolo, capita sempre che qualche pesciolino scappi via e in questo caso direi che il ritorno all’oceano non sarebbe per noi motivo di grosso rimpianto. A parte certe atmosfere, contaminazioni e alcune scelte sonore, non ci troviamo propriamente nei nostri territori ma in quelli di un pop rock oscuro e sofisticato, dai tratti romantici e decadenti con arrangiamenti a volte interessanti ma pur sempre semplici. La voce di Fons Herder, che assieme a Niels van Dam suona anche la chitarra, è piacevole e dotata di una discreta personalità, facendo pensare a volte a un Jeff Buckley comunque meno dotato o a uno Hogarth leggermente più brillante. E’ qui che si concentra tutta l’attenzione dell’ascoltatore anche se il resto degli strumenti non rappresenta proprio un mero accessorio. In particolare apprezziamo le parti di chitarra, con arpeggi puliti e precisi, mentre le tastiere, un sottofondo discreto e quasi impercettibile in molti casi, arrivano a disegnare, quando si sentono, suggestioni a volte quasi di stampo post rock. La parte ritmica non soffoca assolutamente la musica che tende ad essere in generale sempre ariosa, seppure costantemente notturna e malinconica tanto da non rendere inverosimili confronti con i compagni di scuderia Paatos nella loro veste più pop ed edulcorata. Non lasciatevi ingannare dal fatto che la traccia di apertura, la title track, si spinga quasi verso i tredici minuti di durata, il suo è un dilatarsi progressivo che gioca su sensazioni abbastanza ripetitive e confortevoli e su una architettura decisamente essenziale e lineare. Anche il fatto che questo sia un concept album (anche se in assenza di testi e spiegazioni non sono riuscita a cogliere molto circa la sua trama) non aggiunge pepe a queste undici composizioni, tutte abbastanza omogenee nello spirito e con pochi elementi veramente caratteristici che ci aiutino a preferirne una in particolare rispetto all’altra. Di buono c’è che l’album è ben fatto e, nel suo genere, si lascia ascoltare in modo tutto sommato fluido anche se, per quel che riguarda forse un orecchio progressivo, ci vorrebbero ben altri stimoli.
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Jessica Attene
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