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LA1919 False memory syndrome AD900 2014 ITA

I milanesi La1919, purtroppo poco noti, persino nel ristretto mondo progressivo, hanno ormai una carriera ultra trentennale alle spalle, fatta di parche uscite discografiche e di altrettanto sporadica attività live. Nati nel 1980 si possono definire figli del loro tempo in tutto e per tutto e la loro proposta musicale, estremamente personale e difficilmente inquadrabile o paragonabile ad altre realtà, è composta da tutto quello che era la musica d’avanguardia e sperimentale dei primi anni di attività, quindi matrice RIO, essenzialmente, ma tra le intricate tessiture sonore non è raro trovare riferimenti alla new wave post punk, ai King Crimson della seconda era, al Canterbury di fine anni ’70, soprattutto National Health e senza dimenticare certi indirizzi chitarristici alla Frank Zappa.
Il duo fondatore Piero Chianura (basso, synth e samples elettronici) e Luciano Margorani (chitarre e devices) per questa occasione fa accomodare al seggiolino della batteria Federico Zanoni, seggiolino che in passato è stato anche di personaggi non da poco quali Chris Cutler degli Henry Cow e Charles Hayward dei Quiet Sun. E parlando di Henry Cow non si può non notare l’idea della copertina che, con riferimento non troppo velato ai primi tre dischi della band inglese, quelli con la “calzetta” in copertina, riprende lo stile del disegno del secondo disco “Ars Sra” del 1987 e lo mette in campo rosso anziché nero. Dettagli sempre molto intriganti.
Il disco, per ora uscito in 500 copie in vinile e in alcuni supporti digitali promo, si dipana in due lavori separati entrambi di cinque brani, una “Side A” e, con riferimento al titolo del disco, una “Side False”. La “Side A” si avvia con “Fuzzy Trace Theory” e, con un cupo 7/4, scandito da un drumming rotolante sul quale chitarra e basso va a ripetere un secco riff in stile crimsoniano. Un avvio che mette immediatamente in buona luce un lavoro che sa proseguire tra chiaroscuri spesso sorprendenti, come in “Uncle Dog” all’interno della quale viene anche citato un fraseggio di chitarra tratto da “Sqarer for Maud” dal secondo album dei National Health o nella chiusura della prima parte con la notevolessima “Progetti di grandi città con terrazze”, già presente nel secondo già citato album della band “Ars Sra” e che qui ritroviamo più dilatata e se possibile più claustrofobica nelle parti cupe e più ariosa in quelle liberatorie, molto effettata e dai tratti persino space, psichedelici. Nella “Side False” ritroviamo tutti brani già presenti in precedenti lavori, soprattutto dal solito “Ars Sra”. Li ritroviamo spesso con durate più ampie, con arrangiamenti più elaborati, specie sul lato elettronico e talvolta con maggiore aggressività e incisività, aumentando il senso di spaesamento e quasi da incubo, un po’ più in direzione di certi Univers Zero. È l’esempio di “Hawaii” giocata tra riff più rassicuranti e altri decisamente angoscianti. E di temi angoscianti ne sono ricche tanto “Il sogno di FF”, presa addirittura dalla sua prima versione dell’audiocassetta del 1985, riempita di tranelli sonori e drappi scuri di pura inquietudine onirica. Non tragga in inganno neppure la dedica a “Carla” nel brano conclusivo del disco e ripresa da “Giorni Felici”, disco del 1997, perché la partenza slow e quasi melodica, finisce in un lacerato solo di chitarra che ci porta dritti in gelide e desolate terre nordiche.
Un disco di grande spessore, che mette in evidenza professionalità, voglia di sorprendere e di mettersi in gioco, anche dopo una carriera così lunga.


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Roberto Vanali

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