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MOHODISCO Kaloomith autoprod. 2002 USA

Mohodisco è un progetto del chitarrista-tastierista americano Bruce White. Tuttavia non si può parlare di una vera e propria one-man-band, visto che nelle otto composizioni di "Kaloomith" si alternano ben 13 musicisti al fianco di White. Il cd si apre alla grande, con brani molto energici, dai ritmi incalzanti e travolgenti e dall'accompagnamento del synth che presenta un sound molto moderno, sui quali la chitarra si lancia, agile e aggressiva, in un hard-progressive abbastanza potente, ricco di contaminazioni col jazz-rock e con la musica elettronica. In effetti, queste prime tracce ("Praxis", "Our paths are sonic waves") presentano non poche affinità con la musica dei Djam Karet, cui sono legate per la ricerca, la potenza e la commistione di generi diversi. Quest'inizio molto promettente e di notevole spessore è tuttavia controbilanciato da un prosieguo non del tutto convincente, in cui l'elettronica si fa preponderante in composizioni molto vicine alla ambient music: abbiamo così "Gravity", che non si discosta molto dai Djam Karet di "Suspension & displacement"; la vivace, ma fredda, "Remote viewer", con batteria campionata; le più atmosferiche "Soft and sharp" (con tanto di didgeridoo) e "Mystery falls" (più movimentata in occasione di un infuocato guitar solo ed unico pezzo in cui fa tutto White). Molto bello, invece, "The source", il brano in cui interviene il maggior numero di musicisti (sei, tra cui anche un violinista) ed orientato nuovamente su un sound abbastanza potente indirizzato verso la fusion. La conclusiva title-track riporta invece l'album su coordinate che uniscono nuovamente un sound robusto e la musica elettronica. Disco, quindi, che alterna alti e bassi, ma che può riservare piacevolissime sorprese.

 

Peppe Di Spirito

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