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MURUROA |
Planets |
autoprod. |
2002 |
ITA |
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Interessante quarto cd autoprodotto per questa band italiana, che presenta un concept album dedicato ai pianeti. Nulla che abbia a vedere con Holst e i King Crimson, come un primo fugace pensiero potrebbe portare a supporre; siamo infatti in territori ben più lontani e lo dimostrano le delicate note arpeggiate di chitarra con cui inizia l'opener "Sun", brano che con l'entrata in gioco della sezione ritmica evolve poi a cavallo tra un newprog melodico e lo space-rock. Raffinate melodie fanno di questo e dei successivi brani un collage sonoro di non difficile ascolto, ma di ottimo gusto e suonato egregiamente. Anche se l'album è prevalentemente strumentale, non posso non segnalare che il gruppo riesce a creare delle melodie vocali di notevole effetto. Paradossalmente, però, proprio le parti cantate non sono il massimo, tuttavia, si sa, di Di Giacomo non ne esistono molti... Il sound della band è comunque molto compatto ed omogeneo, grazie ad atmosfere sognanti che sembrano il risultato della fusione dei Pink Floyd di "Dark side of the Moon" e dei primi Marillion. Gli intrecci di chitarra e tastiere, infatti, si fanno sentire in continuazione, ma non straboccano mai in eccessi virtuosistici e in lungaggini inutili, mantenendo, anzi, quella vena melodica che dona un certo alone di tranquillità al lavoro. E' soprattutto la chitarra a ritagliarsi spazi importanti grazie a preziosi solos carichi di feeling, come Gilmour e Rothery insegnano (esemplare quello presente in "Venus"). I Mururoa dimostrano di avere buone carte da giocare nell'ambito del progressive di più facile assimilazione, se le sapranno sfruttare sentiremo parlare sicuramente di loro in futuro.
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Peppe Di Spirito
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