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MIRAGE (ITA) |
Frammenti |
Mellow Records |
1994 |
ITA |
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Presentarsi al pubblico con un CD della durata di soli 37 minuti non rappresenta certo una scelta felicissima per un gruppo all'esordio. Sorge un po' il sospetto che si siano affrettati i tempi d'uscita o che non si abbiano idee sufficienti per riempire gli ormai quasi standard 60 minuti del dischetto. Scoprirò poi l'acqua calda, ma, a parità di prezzo, ritengo che tra un CD che dura un'ora ed uno che ne dura la metà si sia naturalmente portati a scegliere il più lungo, a meno che non si abbia in mano una recensione o un qualche altro appiglio. Lo so che in fondo conta solo la qualità del materiale e che spesso ci troviamo ad ascoltare album zeppi di riempitivi ed inutilità, ma questo lasciamolo fare a chi non ha idee da mettere sul tavolo, non a bands come i MIRAGE che di buone intuizioni sembrano averne da vendere. Eh sì, perché il gruppo romano rappresenta ben più di una promessa per tutti gli amanti del vecchio prog italiano, cui il gruppo palesemente si ispira, e ciò non solo per l'aver inserito in un brano la chitarra dell'ex-B.M.S. Rodolfo Maltese. Titoli come "Il suono del tempo" o "Il giardino del re giullare" suonano proprio come usciti da un disco del BANCO, provate poi ad ascoltare la seconda e ditemi se non vi viene in mente "Io sono nato libero"... Felice anche la scelta della strumentazione, che comprende tra l'altro flauto, piano, percussioni e le immancabili chitarre acustiche. Stiamo dunque parlando di un gruppo che suona un prog "vecchio" ma allo stesso tempo attuale, visto che anche dopo vari ascolti non viene voglia di gettare l'album dalla finestra come accadeva invece per molti dischi della passata scena italiana. Canoni di paragone, oltre che nel prog italiano dei seventies, possono essere infatti ricercati anche in band odierne che a vecchie band nostrane si ispirano, come i CALLIOPE del primo CD ed i SITHONIA. Non tutto quadra alla perfezione, alcune ingenuità tipiche degli esordi affiorano soprattutto nel modo di legare alcuni passaggi, ma brani come "Il suono del tempo", "Il giardino del re giullare" o l'acustica "Illusione" fanno davvero ben sperare per il prosieguo dell'attività. Giudizio buono anche se con qualche riserva, auspichiamo un futuro luminoso.
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Riccardo Maranghi
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