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MANNING The cure Cyclops 2000 UK

All'arrivo di questo secondo album del leader dei Parallel or 90 Degrees ritrovo una sensazione che credevo sepolta. La voce di Manning e molto profonda, l'impostazione tipicamente Hammilliana e non mancano certo le sonorità seventies ma anche dopo queste premesse ritrovo una leggera insoddisfazione. Quest'ultima è del tutto positiva e frutto dell'impazienza, della voglia di avere di più. I suoni morbidi e delicati di tastiere, quel vago e notturno sax donano attimi di pura magia ma con eguale semplicità trovo alcune leggerezze che mi lasciano disorientato. Quella particolare vena cantautorale sembra a volte indecisa tra espressione diretta e espansione sonora. Quel filo conduttore con il tipico hard seventies sembra propriamente ricercato ma anche il gusto del gruppo madre emerge con tastiere e suoni ipnotici di chitarre. Qualche arrangiamento d'archi aggrazia le composizioni donando una melodia che quasi contamina. È uno strano amore ed odio il mio. Eppure non posso evitare di pensare che una canzone come "Falling" mi è entrata dentro, fino in fondo.

 

Gerald Crich

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