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Progetto curato dai fratelli Chris e Brett Rodler, già noti come membri dei Leger de Main assieme alla cantante Melissa Blair (ora Rodler) e dei Gratto, nonché fondatori della casa discografica sotto la quale quest’album è stato pubblicato. Subito la traccia di apertura non lascia troppe speranze circa lo spessore artistico dell’album: si tratta in realtà di una breve sequenza di cantato, in cui la voce di Melissa appare poco duttile e modulabile, quasi indolente e tale si manterrà in effetti per tutta la durata del CD, soffocando le canzoni con una sgradevole sensazione di noia. La musica si muove sui piani del metal prog, ed in particolare si notano delle somiglianze coi Fates Warning di “Parallel”, soprattutto per quanto riguarda la progressione dei tempi, anche se, diciamolo pure, Brett non mostra sicuramente lo stesso mordente di Mark Zonder. In effetti la cosa di cui si sente maggiormente la mancanza, anche in rapporto alla passata produzione coi Leger de Main, è la vena melodica. Anche le tastiere sono molto sacrificate e relegate al ruolo di comparse, a fronte di un cantato che al contrario appare fin troppo logorroico. In più fasi si assiste ad una cruda sequenza, priva di feeling, di riff che sembrano non seguire l’impulso di una forte spinta creativa. Emerge comunque a più riprese il tentativo di creare delle architetture più complesse, con passaggi insoliti e ritmiche frastagliate, ma questi accorgimenti non evitano il rovinoso crollo, clamoroso, soprattutto se paragonato allo stupefacente e di poco antecedente debutto dei Gratto.
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