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PHIL MILLER / IN CAHOOTS |
All that |
Cuneiform Records |
2003 |
UK |
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Questo cd è probabilmente più vicino al jazz che non al progressive, ma quando vede come protagonista Phil Miller, eccellente chitarrista che ha legato il suo nome ad alcuni dei migliori progetti canterburiani (Hatfield & the North e National Health su tutti), risulta difficile non parlarne su queste pagine. In sette tracce strumentali, gli In Cahoots mostrano per l’ennesima volta la loro levatura attraverso un jazz-rock (con poco rock) estremamente godibile e sufficientemente fantasioso. Miller si conferma musicista raffinato, i suoi assolo sono sempre puntuali e lineari e dimostra di non voler essere protagonista assoluto, visto che dà ampio spazio ai suoi compagni di avventura: Elton Dean e Jim Dvorak si dividono equamente gli spunti fiatistici ed il lavoro di rifinitura del tastierista Pete Lemer è, come sempre, di prim’ordine. Manca all’appello il fantastico Pip Pyle, sostituito dietro la batteria da Mark Fletcher, che, pur meno estroso del suo predecessore, ha comunque dalla sua esperienza e qualità tecniche notevoli, che gli permettono di svolgere diligentemente e con estrema disinvoltura il suo compito insieme al bravissimo bassista Fred Baker, con il quale forma un’eccellente sezione ritmica. L’abilità e la preparazione tecnica degli In Cahoots sono messe al servizio di composizioni formalmente ineccepibili, in cui non si cerca la soluzione a sorpresa, che spiazza e rende il disco imprevedibile, visto che si punta maggiormente su una musica che scorre leggera, sinuosa e piacevole all’ascolto. Oltre un’ora di buon jazz-rock, di ascolto non impegnativo, ma suonato con la classe di navigati musicisti che hanno ancora voglia di divertirsi e divertire con la propria musica.
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Peppe Di Spirito
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