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MUSIC STATION Shaping UBP international 2004 BUL

Il gruppo bulgaro è agli esordi ma si difende davvero bene: questo debutto appare infatti prodotto con molta cura e realizzato con la massima attenzione per i minimi dettagli ed i musicisti (tali di professione), seppur giovani, hanno saputo dare prova di grande professionalità. Se la forma è perfetta, anche la sostanza non manca: le capacità tecniche dei sei artisti sono infatti ottime. Il genere musicale, diciamolo subito, è quello del progressive metal, in questo caso ricco di melodia e dotato di piacevoli aperture sinfoniche, in cui non si fa però sfoggio vanaglorioso di virtuosismo: quest’ultimo è sempre subordinato alla buona riuscito della composizione. Sono ben presenti assoli tecnici e cambi di tempo funambolici ma si nota costantemente una certa vena radiofonica, un po’ sullo stile dei Toto o comunque dei Dream Theater di “Images and Words”, i quali vengono presi come punto di riferimento, senza comunque cadere nella trappola della pura emulazione. L’aspetto più interessante riguarda ad ogni modo la stesura dei pezzi che si dimostrano fluidi, ben costruiti e proporzionati, caratteristica non così comune tra la pletora dei gruppi che scimmiottano pedissequamente i paladini del prog-metal. I nostri bulgari sono dotati di una forte personalità e appaiono molto sicuri di sé, suonando in maniera molto grintosa ed energica. Anche le parti cantate sono melodiche e ben eseguite, spesso accompagnate da controcanti e cori accattivanti. Premetto che non sono un’amante del genere, ma devo ammettere che i Music Station hanno dato una lezione che molti gruppi italiani (e non solo) dovrebbero prendere ad esempio, in merito alla realizzazione di un prodotto discografico egregiamente confezionato, tutto questo sempre nell’ambito di un tipo di musica che vuole essere commerciale.


 

Jessica Attene

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