Il tetro gruppo londinese, nato nel 1997, non ha in pratica alcun elemento riconducibile alla musica prog, diciamolo subito, e non è presente neanche uno straccio di tastierina che potrebbe destare un seppur minimo sospetto. Premesso ciò, possiamo iniziare a parlare più serenamente di questo lavoro che la band (chi glielo avrà fatto fare?) ha voluto sottoporre al nostro vaglio. Lo stile musicale proposto va a collocarsi inesorabilmente nei lidi del Thrash/ Heavy metal. La musica dei Matrix si basa su classici riff costruiti su due corde che ricordano stilisticamente tutto un filone musicale che parte dai Judas Priest e muore praticamente nei primi anni Novanta. La voce di Dave Crowe è aspra ed urlata, incapace di veri e propri gorgheggi metallici alla Queensrÿche per intenderci. Gli assoli di chitarra non hanno nulla di virtuosistico o ipertecnico, la struttura delle canzoni, lente e pesanti, è inoltre di estrema banalità. Si distacca un po' dal lotto la seconda traccia, "India" che, nel tentativo di rievocare sapori vagamente orientali, riesce ad attirare un minimo di attenzione. Il lavoro di produzione è inoltre decisamente approssimativo. Detto questo non mi rimane che bocciare il disco sia per il valore artistico sia per l'insana idea di sottoporlo alle mie povere orecchie progressive!