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PHIL MANZANERA 50 minutes later Hannibal Records 2005 UK

Il ragazzo è prolifico. L’età, si direbbe, non dovrebbe aiutarlo, invece, come un vulcano attivo, a poco più di un anno dal precedente “6PM”, esce questo “50 Minutes Later”.
Per certi versi è prosecuzione del precedente, ma l’ascolto più complesso e variegato ne fanno un lavoro sensibilmente diverso. Lo spirito che ha portato alla registrazione è quello del ripescaggio di certe sonorità e timbriche dell’era psichedelica primordiale, ma, come sempre, senza dimenticare anima latina e spruzzi jazzistici, molto personali.
Il gruppo di lavoro è collaudato e abituale, grandi nomi da Wyatt a Thompson, da McKay a Eno. Atmosfere molto professionali e sognanti allo stesso tempo. I titoli dei brani, da soli, fanno venire la pelle d’oca, li vedremo poi in dettaglio.
Manzanera, seppur non cantante nel senso ristretto del termine, porta i suoi vocalizzi al livello di un cantastorie ispirato e mosso da autentica sincerità, a tratti ricorda Steve Hackett. I testi direi tra le cose migliori della sua carriera da solista.
Il Cd apre con “Revolution” e Manzanera apre il rubinetto dei molti alambicchi dove, come succo lisergico, la musica passa da un beccuccio all’altro colorandosi ora di prog, ora di psichedelico. E’ il brano maggiormente collegato al precedente “6PM”, la linea di basso ha un qualcosa di già sentito. Un brano famoso che al momento non inquadro. Seguono “Technicolor UFO” e “That’s all I know”, brani dall’andamento molto Roxy, ritmici ed eterei, ma con vago sapore Soft Machine (ovviamente non è l’unico) e Barrett. “50 minutos mas tarde” è un brano più complesso e sperimentale con un Wyatt molto Cool e Jazz. Segue “Desaparecido” che se non l’avesse composta lui direi appartenere al mondo Hacckettiano. Un tango contaminato, espressione di grande apertura. “Dusza” poco più di un minuto di sperimentazione molto controcorrente. “One step” e “Swimming” sono due ballate riflessive, tecnicamente giocate su equilibri sottili. Ricordano qualcosa di “Cuckooland”. Eppoi ecco “Bible black”. Titolo che non può che riportarci a grandi cose Frippiane. In questo caso, però, è la psichedelica a fare da padrona. Qualche inserimento più roccheggiante nella seguente “Till the end of time” che, nelle intenzioni, dovrebbe riportare ai Pooh (non si parla di quelli di Facchinetti, ma dei “Pooh and the Ostrich Feather”, il primo gruppo psych di Manzanera divenuto poi “Quiet Sun”). La conclusione del CD è affidata a Eno che riprende in mano “Bible Black” e la ripassa all’enotonik treatment, creando una sorta di confusione generalizzata, ma accuratamente studiata (l'ossimoro è d'obbligo).
Da notare che il titolo dell’album si riferisce alla durata di “6PM” e quindi l’inizio di questo lavoro, idealmente avviene dopo quei 50 minuti.
Un lavoro dotato e ricco di melodia, positivo e maturo. La sperimentazione è viva, nonostante gli anni in corso. A me è piaciuto, ma per chi non ritenesse indispensabile possederlo, consiglio almeno un paio di ascolti. Quelli sono dovuti.

 

Roberto Vanali

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