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MR BROWN Mellan tre ögon med Mr Brown Fly Khan 1977 (Transubstans 2005) SVE

Ristampa graditissima per questo gruppo svedese che nel 1977, quando la parabola artistica del prog era ormai in fase calante, decise di autoprodursi un album squisitamente sinfonico. La band era composta praticamente da sette sconosciuti, un gruppo di compagni di scuola di Älmulth che, fra il 1973 ed il 1975, si costruì un proprio repertorio da proporre dal vivo. Finalmente, nel 1976, il gruppo decise di documentare la propria produzione: l'incisione dell'album venne effettuata durante i fine settimana o le vacanze, dal momento che i musicisti vivevano in diverse parti della Svezia. Il gruppo non badò a spese, racimolò il denaro attraverso prestiti in banca e donazioni da amici e parenti ed affittò sintetizzatori analogici, come la Logan Stringmachine, utilizzata anche dai Kaipa, uno Hammond B3 e mesi di tempo allo studio STA-REC di Växjö. Quando i lavori terminarono era ormai il 1977, ed in piena era punk, nessuna etichetta volle pubblicare l'album che fu stampato con autofinanziamenti in una tiratura di appena 1.000 copie. La distribuzione fu fatta praticamente porta a porta: il gruppo girava in lungo e in largo per la Svezia cercando di vendere l'album in tutti i negozi di dischi che incontrava e riuscendo, alla fine, a piazzare 600 copie.
La copertina non è di quelle che invitano all’acquisto e l’ascoltatore sicuramente rimarrà spiazzato, dopo aver guardato in maniera un po’ schizzinosa l’omino con le natiche al posto del volto, nello scoprire che questa band misconosciuta ha creato una delle prove musicali più belle e raffinate del progressive sinfonico svedese. Gli ingredienti sono semplici e genuini e si basano sull’amore per Camel, Genesis e Pink Floyd, senza scordare la scuola prog locale, Kaipa in primis. Le tracce si dividono fra pezzi strumentali e brani cantati, sia in inglese che in svedese. Sicuramente fra i pezzi più significativi bisogna inserire lo strumentale "Recall the Future", della durata di oltre 9 minuti: i suoni sono molto ariosi e di stampo Cameliano, con inserti di flauto, mandolino ed uno splendido lavoro di rifinitura svolto dal pianoforte che si inserisce in maniera caratteristica ed elegante nei punti chiave dell'album. In tracce come "Resan till Ixtlan" il piano diventa lo strumento essenziale, con i suoi accordi malinconici, altre volte invece il suono si arricchisce grazie alla presenza di una serie di ospiti, cinque in tutto, al sax, voce, congas e harmonizer, anche se le atmosfere rimangono quasi sempre soft e carezzevoli. La traccia di apertura, "Suicide", una ballad con liriche in inglese, si mette in evidenza per le sue atmosfere Floydiane molto dilatate, con parti di sax e flauto leggere e vellutate e la voce di Håkan Andersson dal timbro profondo e caldo. L'album si lascia apprezzare per un uso dei sintetizzatori sapiente e mai massivo, con una scelta oculata degli effetti che vengono sempre perfettamente dosati al fine di creare ambientazioni impalpabili e sfumatissime. "Kharma 74" rappresenta una delle poche occasioni in cui il gruppo inserisce contaminazioni folk, con una tiratissima ed interessante fase di chiusura con sonorità a metà fra Santana e i Tull. "Liv i stand utan liv", con liriche in svedese, presenta delle belle parti corali con graziosi spunti di chitarra elettrica e flauto. "I'll Arise", la traccia di chiusura, ha invece una struttura molto semplice in chiave hard rock blues. Come avrete capito si tratta di un album stilisticamente abbastanza vario ma comunque sempre ben rifinito e anche ben registrato: come se il gruppo avesse voluto concentrare in quella che sapeva essere la sua unica occasione quanto di meglio avesse nel proprio repertorio.

 

Jessica Attene

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