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MAN ON FIRE |
Habitat |
ProgRock Records |
2005 |
USA |
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Avevo perso le tracce dei Man on Fire diverso tempo addietro ed ora mi ritrovo a recensire questo nuovo lavoro della band che arriva dopo due lavori in studio (“Man on Fire” e “The Undefined Design”) e tre collaborazioni in compilation (“Analectra”, un tributo a Blackmore e “Progressive for You”). L’esperienza accumulata da Jeff Hodges ed Eric Sands dal 1998 ad oggi è innegabile. A questo va aggiunta la collaborazione con David Ragsdale (già violinista dei Kansas) in entrambe le ultime prove e – Udite! Udite!- uno smagliante Adrian Belew. E’ proprio quest’ultimo che su “Habitat” si mette in risalto e influenza, a mio avviso notabilmente, gli arrangiamenti dando il suo personale marchio di fabbrica alle composizioni. Tutto questo rende il cd in questione piuttosto particolare, ricco di effetti sonori e teatralità; infatti subito fin dalle prime battute si percepisce la volontà del gruppo di creare una musica non banale e che si riallaccia al concetto di “musica intelligente” già da me delineato nella recensione del debutto. Questa “musica intelligente” non identifica un genere in particolare, tanto che mi risulta difficile scrivere che i Man on Fire sono prettamente un gruppo prog, ma allo stesso tempo definisce una ricerca di sonorità che vanno oltre la banalità e quindi di sicuro interesse. Personalmente trovo più complicato questa nuova prova che non il cd di debutto e i richiami al prog americano di Kansas e Rush ora sono definitivamente annegati nella struttura personale dei brani creata e nella crescita personale dei componenti del gruppo – ovvi riferimenti a band conosciute ora sono alquanto fuori luogo. Tutto questo è sicuramente un elemento positivo che incuriosirà alcuni di voi. Vi consiglio di visitare il sito internet dei Man on Fire, potreste scoprire una piacevole e interessante novità nel panorama prog americano.
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Marco Del Corno
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