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TIM MORSE Transformation Amethyst Empire Productions 2005 USA

Attirati (o respinti, dipende dai casi) dall'assonanza col maggiormente noto Neal, ci si può anche accostare con curiosità al CD d'esordio di questo artista di cui non sappiamo niente. Veniamo quindi ad apprendere che Tim è il tastierista di una Yes cover band americana chiamata Parallels, che ha lavorato su un paio di libri che trattano della storia degli Yes e che questo, appunto, è il suo primo album solista. Date le premesse ci si può stupire se la musica da lui propostaci si muove su territori decisamente in stile Yes? No, ovviamente… ma bisogna altresì dire che definire la musica di Tim come una clonazione di quella di Anderson e soci non solo è riduttivo, ma anche errato; la cosa si limita a certe sonorità e al background che, chiaramente, poggia su precise basi. "Transformation" è il risultato di due anni di lavoro assieme al produttore e multi-strumentista Mark Dean il quale ovviamente suona nell'album, assieme all'altro vocalist Richie Zeller. L'album appare invero decisamente di stampo americano, quanto a sonorità generali e ad attitudini musicali (vengono alla mente spesso i Magellan), e presenta nove tracce in totale, otto delle quali di minutaggio contenuto, fino alla soglia dei 9 minuti, e una che supera i 16 minuti. Senza dubbio il lavoro alle tastiere, quando viene dato loro via libera, è molto interessante e dall'effetto spesso coinvolgente; ma certamente non si tratta di un album tastieristico e la musica presenta una notevole gamma di variazioni, break e situazioni musicali, talvolta trascinanti, altre invece molto tirate per i capelli. Purtroppo ci accorgiamo ben presto che l'album pecca molto in fase di registrazione e, soprattutto, di miraggio, con certi stacchi molto artificiosi e passaggi in cui si nota lo stacco delle diverse parti registrate o addirittura si nota una minima dissonanza tra i diversi strumenti. Beh… non si tratta certo di una registrazione disastrosa, ma certe cose a volte irritano. La musica comunque è godibile, sicuramente abbastanza complessa e non mancante di una buona dose di creatività; anche le soluzioni musicali sono talvolta piuttosto ricercate e non banali, talvolta però troppo alla ricerca del colpo d'effetto che tuttavia rimane in canna. E' un album d'esordio, dovremmo essere clementi… e lo saremo perché tutto sommato le capacità ci sono… ma si è voluto strafare senza riuscirci.

 

Alberto Nucci

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