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MAGNESIS L'immortel opera Musea 2005 FRA

Mozart dopo aver stipulato un patto col demonio si reincarna in una rock star (che sia Marilyn Manson?!): questa la bizzarra, anche se non originalissima, trovata escogitata dal gruppo borgognone per la sua sesta uscita discografica. Il concept si sviluppa attraverso cinque canzoni, interpretate da una line-up leggermente allargata rispetto a quella che musicava i precedenti album. Unico membro costante nell'arco degli anni è il cantante Eric Tillerot, vero e proprio istrione del gruppo che non disdegna trucco e travestimenti. In effetti i Magnesis, nel portare in scena questo concept si truccano pesantemente assumendo le sembianze dei vari personaggi, con vistose corna sulla fronte per il demonio, bavero di pizzo e parrucca bianca per Mozart, e così via. Trovate sceniche a parte, anche la musica della band appare decisamente teatrale, nella migliore e più classica tradizione francese, cosa che, per quanto ci riguarda, non può che riportarci agli Ange. Anche Eric mostra uno stile canoro decisamente istrionico, a volte fin troppo esasperato e non sempre proprio gradevole. La musica invece, a parte l'incipit che ricorda per alcune note il "Mi ritorni in mente" Battistiano, sembra essere influenzata più pesantemente dal new prog inglese, con precisi riferimenti a Pendragon e IQ anche se, rispetto a questi, la band offre tematiche più cupe e atmosfere fosche, forse anche in relazione alla storia narrata. Un'altra particolarità sta sicuramente nell'inserimento di sequenze di atmosfera dominate da suoni rarefatti che sembrano avere la funzione di lasciare spazio alle ambientazioni sceniche, come se in quel momento stesse accadendo qualcosa ai personaggi che animano le vicende del concept. Tali momenti sono scanditi a volte dal rintocco di un orologio, ora dai gravi suoni dell'organo liturgico, ora da delicati arpeggi di chitarra, ora da melodie dai tratti gotici e da arie classicheggianti. Si viene quindi a perdere la struttura della canzone per lasciare spazio a quello che potrebbe avvenire sul palco di un grande teatro. Il risultato finale comunque è altalenante, vuoi perché l'opera stessa appare nel suo complesso piuttosto disomogenea, con le sequenze narrative che spezzano forse un po' troppo il climax della musica, e ancora per le sequenze strumentali frammentarie che spesso ci lasciano un po' insoddisfatti. Sparsi qua e là troviamo anche bei temi musicali, con assoli di chitarra e tastiere, ma il loro disordine non ci permette di goderceli appieno. Forse davvero sarebbe necessario vedere questi musicisti in azione sul palco per avere un'opportuna resa dell'opera ma stando soltanto all'ascolto su CD il risultato finale non è del tutto soddisfacente e positivo.

 

Jessica Attene

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