|
MILO’S CRAVING |
The more you know |
autoprod. |
2007 |
GER |
|
Concept sulle tentazioni e i desideri, sorta di viaggio in sé stessi tra solitudine, abbandono, forza interiore e religione, “The more you know” rappresenta l’opera di debutto dei Milo’s Craving, dalla Germania. Si tratta, fondamentalmente, di un duo, formato dalla cantante Kathrin Elfman e dal tastierista Klaus P. Rausch. La coppia è affiancata, in questo sodalizio artistico, da alcuni collaboratori, che rispondono ai nomi di Thorsten Kern (chitarre), Torsten Bugiel (batteria), Astrid Andresen (voce), Nadine Stockmann (voce), Mirjam Wolf (cori), Frank Schlaich (backing vocals).
L’inizio è la parte migliore del lavoro, con la suite di diciotto minuti e mezzo “Prince of Darkness”, davvero ben sviluppata nei suoi tre “capitoli”, tra new-prog prorompente, intermezzi delicati con arpeggi di chitarra o passaggi pianistici, parti strumentali ricche di intrecci interessanti e dai timbri moderni, intriganti spunti melodici e qualche nota classicheggiante. Dopo un bel brano strumentale, dalle atmosfere abbastanza tese e interamente incentrato sulle tastiere (“Time machine”), abbiamo altre sei composizioni che mostrano una certa omogeneità. Questo stile abbastanza tipico di new-prog, attuato con pregevolezza e buon gusto, in cui sono avvertibili continuamente linee melodiche cercate per rendere più accattivante il tutto, si mantiene infatti per tutto l’album. E subito a dimostrarlo c’è “Haunted house”, quasi dieci minuti in cui sembra di ascoltare i migliori Arena. In “Pictures & voices” si alternano sonorità che possono riportare alla mente Pink Floyd e Eloy ed un ritornello diretto e molto orecchiabile. L’inizio di “Wings of stone” sembra provenire dall’arte di Kate Bush, ma anche questa traccia si sviluppa poi con un new-prog che sfrutta sia una componente sinfonica, sia una predisposizione al facile ascolto. Il piano e le tastiere guidano la classicheggiante e mesta “Draw the line”, interpretata magistralmente dalla Elfman, che sfocia, creando un contrasto particolare, nell’allegra, briosa e apparentemente spensierata “Come out”. Chiusura affidata a “Will you?”, delicato e speranzoso congedo, con una raffinata ballad, forse un po’ mielosa e con uno strano finale che vira quasi verso direzioni jazzistiche.
Impossibile slegare la musica al concept, quindi per un giudizio ed un ascolto più corretto si rivela indispensabile seguire, oltre le evoluzioni sonore dei Milo’s Craving, anche la parte testuale, che è a volte (ma non sempre) ispirata e che comunque offre non pochi spunti di riflessione.
Il classico “compromesso” di prog romantico vecchio e nuovo. Il classico prodotto professionale e ben confezionato. Il classico disco che non può deludere chi adora il rock sinfonico.
|
Peppe di Spirito
|