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MARIMBA PLUS Kinomaniya (Cinemania) Arktaym 2008 RUS

Va bene, lo confesso: ho un debole per questo gruppo. Adoro il loro sound che ruota attorno alle timbriche legnose e seducenti della marimba, mi piace il loro dinamismo, mi fanno impazzire i loro arrangiamenti, la loro dialettica musicale, il loro modo particolare di miscelare il jazz rock alla musica da camera e apprezzo anche il fatto che riescano a rinnovarsi di album in album, mettendo in mostra ogni volta nuovi aspetti della propria musica. Una particolare forma di affetto verso questa band deriva anche dal fatto che Arlequins li ha un po' tenuti a battesimo in Italia, parlando di loro per la prima volta nel nostro paese e soprattutto al fatto che ho avuto il grande piacere di conoscerli di persona e di vederli suonare dal vivo. Questo potrebbe non interessarvi, ma ci tengo molto a dirlo perché non potrei mai sopportare una delusione musicale da questo gruppo.
Ecco quindi il nuovo album che ho tenuto sigillato per qualche giorno prima di riporlo nel lettore, con la voglia di ascoltarlo ma con la paura di scoprire che qualcosa potesse andare storto. Alle fine mi sono decisa e ho lasciato che la musica si liberasse nell'aria e ogni timore si è dissolto. E' stato sorprendente scoprire un disco diverso da "Celestial Elephant" e devo dire che ci ho messo un bel po' prima di decidermi a buttare giù le mie impressioni di ascolto. Questo in parte perché mi sono trovata di fronte ad un album diverso dal precedente ma soprattutto perché, vista la mia debolezza nei confronti di questo gruppo, temevo di perdere la mia obiettività. Ecco, direte voi, adesso vi dovete sorbire anche l'auto-psicanalisi del recensore. Allora diciamolo a questo punto: si tratta di un grande album di jazz rock condito di umori sinfonici e che questa volta acquista un grande potenziale narrativo nella costruzione di racconti musicali ed atmosfere... da film. Non pensate comunque ad un uniforme tappeto musicale, qui abbiamo 9 tracce strumentali articolate e complesse che comunque hanno il pregio di creare delle vere e proprie scenografie sonore. Il valore dell'album si è uniformemente livellato verso l'alto, rispetto al precedente e seppur buono "Celestial Elephant" con similitudini più marcate verso "Zebrano", anche se con soluzioni forse meno audaci rispetto a quest'ultimo e meno cameristiche. Il gruppo dimostra chiaramente di saper suonare e riesce a riversare in queste tracce tutta la sua versatilità artistica e si percepisce perfettamente tutto quell'affiatamento che hanno raggiunto concerto dopo concerto, anche a fianco di grandi nomi, come Billy Cobham, che è solo l'ultimo della lista. E' importante secondo me ascoltare le tracce una dietro l'altra perché, soprattutto con le prime quattro, che ci portano alla metà circa dell'album, si ha la percezione di un graduale aumento di complessità sia musicale che emotiva, il cui apice arriva appunto con "Asia", un brano lento, dai tratti cameristici, in cui la partita con l'ascoltatore si gioca su ritmiche lente e sospirate, grazie ai sussulti della marimba, ai rintocchi freddi del piano e ai fiati che ispirano tensione e mistero. Se con la traccia di apertura, "Acquamarine", vi sembrerà quasi di aleggiare fra le nuvole in una magia di suoni leggeri ed atmosfere celestiali, proverete un graduale rialzo dell'adrenalina con "Cinemania", con suoni sofisticati delle tastiere che creano una specie di paesaggio urbano ed artificiale, ma soprattutto con l'esplosiva "Cinemania II". Da notare che l'uso della Marimba Synth, accanto a quella tradizionale, conferisce una gamma sonora più ampia e ricca che permette soluzioni più fantasiose. Altri elementi che rendono il sound di questa band interessante sono l'uso delle percussioni tradizionali e la leggera contaminazione con elementi africani che nel pezzo di chiusura, che si intitola appunto "African Dreams", raggiunge la sua massima espressione. E poi c'è sicuramente una profonda conoscenza della scena jazz moderna e lo studio personale per la definizione di un proprio linguaggio musicale che, disco dopo disco, viene continuamente ridisegnato.
Scavalcata quella che è pressappoco la parte centrale del disco, l'ascolto sembra quasi scivolare in discesa, ma non certamente per una riduzione del valore della musica, quanto per una tensione emozionale che si rilascia progressivamente. Il fatto è che troviamo un senso della melodia così piacevole che fa scorrere velocemente i pezzi, facendoci perdere a volte il senso della complessità delle canzoni e proprio per questo sono consigliati diversi ascolti. Attraversiamo la sofisticata "Nibelungen" in cui viene utilizzato uno spettro sonoro dell'ideofono più metallico, la scherzosa "Why?", col suo basso slap che scandisce l'ascolto, la disimpegnata "Smile", che sul finale ci fornisce degli intrecci musicali accelerati e virtuosistici, con tanto di assoli di basso e batteria, senza però che si venga a perdere lo spirito allegro della canzone. "Memories", la breve e penultima traccia, ci riporta un po' alle origini della band, quando il sound si basava essenzialmente sull'interazione fra il flauto di Ilya e la marimba di Lev, e qui si tratta di un capolavoro di semplicità ed eleganza con bei riferimenti alla musica da camera che amo particolarmente nelle produzioni di questo gruppo.
Vi invito ovviamente a procurarvi questo CD e ad ascoltarlo molto e tante volte, scoprirete particolari sempre nuovi e capirete, spero, che le evoluzioni più interessanti e di valore del progressive rock attuale si nascondono spesso e volentieri nelle nuove correnti del jazz moderno.



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Jessica Attene

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