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PIERO MILESI |
The nuclear observatory of mr. Nanof |
Cuneiform Records |
1986 (1992, 2005 Cuneiform) |
ITA |
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Questo disco ha poco a che fare col prog, è bene precisarlo subito. Chiunque abbia però un approccio anche solo leggermente più smaliziato dell’ascoltatore medio e sia aperto verso una musica che non si lascia racchiudere facilmente nelle solite etichette, non potrà che trovare validi motivi di interesse nel lavoro del compositore milanese.
Piero Milesi inizia il suo viaggio nel mondo della musica nel modo più tradizionale, studiando uno strumento classico, il violoncello, in una scuola civica di musica, per passare poi allo studio della composizione sperimentale ed elettronica presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Inizia a collaborare con il Gruppo Folk Internazionale di Moni Ovadia alla fine degli anni settanta, lavora a musiche per teatro e all’inizio del decennio successivo scrive la sua prima opera per orchestra, "Modi". In seguito si specializza nella scrittura di colonne sonore per film sperimentali, per spettacoli teatrali e per installazioni artistiche svolte spesso in spazi aperti, nelle quali avviene una fusione tra l’elemento musicale e quello visivo/figurativo. Dagli anni novanta si cimenta anche al di fuori della musica contemporanea e sperimentale, collaborando con artisti come Fabrizio de Andrè negli album "Le Nuvole e Anime Salve". Soprattutto in quest’ultimo la presenza di Milesi è fondamentale, dato che partecipa come coproduttore e arrangiatore. Altre collaborazioni avvengono successivamente con Fiorella Mannoia e Ligabue. L’eclettismo e la capacità di adattarsi a diverse situazioni lo portano anche a scrivere musica per jingles pubblicitari. Parallelamente continua a scrivere musica sperimentale, pubblicando alcuni album per l’etichetta americana Cuneiform Records. E’ questo il caso di "The Nuclear Observatory of Mr. Nanof", costituito da un collage di composizioni di varie opere, con tipologie che spaziano dalla colonna sonora all’accompagnamento per lo spettacolo visivo al messaggio pubblicitario. Le tracce sono mescolate nel disco, non accorpate per opera, quasi a voler rimarcare l’esistenza di un’omogeneità di fondo nella musica di Milesi. E quest’omogeneità in effetti si avverte, e ha come comune denominatore la costruzione di melodie e arrangiamenti che si incastrano tra loro con precisione geometrica, la quale deriva probabilmente dagli studi di Architettura, paralleli a quelli musicali del compositore.
Il pezzo forte del disco è probabilmente l'iniziale "Mr. Nanof's Tango". Si tratta di tredici splendidi minuti di musica che iniziano lentamente, in maniera quasi ambient, per poi evolversi gradualmente in una suite in cui i suoni dei sintetizzatori si integrano in maniera miracolosa con strumenti ad arco e percussioni, guidati dai sequencer per più della metà della durata del brano. Le melodie sono a tratti rilassanti, coinvolgenti o sognanti, e spingono l’ascoltatore ad ascoltare attentamente la musica per carpire tutte le sfumature che gli arrangiamenti sono in grado di offrire.
Tanta magniloquenza lascia il posto ad un minimalismo più evidente ed a una maggiore sperimentazione negli altri brani, quasi tutti di durata nettamente inferiore, spesso anche al di sotto del minuto, e con una struttura più scarna. Le tastiere di Milesi e la programmazione al computer dominano nelle composizioni tratte dal film "The Oversize House", costituite da moduli sonori melodici ripetitivi, e in "Pantelleria", frenetico susseguirsi di scale stratificate su vari livelli. Le composizioni tratte da "Kings’ Night" hanno una struttura simile a quest’ultima, e rappresentano l’accompagnamento musicale per un evento comprendente fuochi d’artificio. La seconda lunga composizione del disco, "The Presence of the City", è costituita dal contrasto tra il piano acustico ed effetti vocali elettronici, mentre gli estratti dal film "La Variabile Felsen" hanno un’impostazione cameristica e vedono la presenza di soli strumenti acustici, piano, violoncello e violino, e, in "Questa non è la mia voce", di un soprano. La breve "Let Ninusk be" (descritta nel libretto del cd come Music for advertising), infine, è un breve frammento sonoro prodotto dai synth che ricorda l’incedere maestoso della musica di Vangelis.
"The Nuclear Observatory of Mr. Nanof" è un disco che non deve spaventare per la sua plausibile appartenenza ad un genere, quello della musica classica contemporanea, che può risultare in molti casi ostico. Questa appartenenza è stemperata da una ricerca continua della melodia, la quale si mescola egregiamente alla sperimentazione. Si tratta di un disco da ascoltare attentamente, con il quale ci si può facilmente lasciare andare e che trasporta l’ascoltatore in un mondo di visioni e di stimoli sonori molto appaganti.
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Nicola Sulas
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