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MASAL Galgal Musea 2009 FRA

Nel 1982 il musicista e compositore francese Jean-Paul Prat, aiutato da un buon numero di colleghi, registrò e diede alle stampe un gioiello misconosciuto, intitolato “Masal”. Si trattava di un magnifico lavoro strumentale, basato su un’unica suite, della durata di circa 42 minuti, in cui sembravano avvicinarsi il jazz-rock canterburiano portato avanti dai Soft Machine e certe atmosfere solenni e sinistre tipiche dello zeuhl dei Magma, con, in più, qualche frangente pregno di romanticismo. A distanza di ventisette anni, Prat ritorna sulle scene utilizzando proprio il nome Masal, cede il ruolo di batterista al figlio, impegnandosi come pianista e chitarrista e sforna un altro album di enorme qualità. “Galgal” contiene sei brani di squisita fattura, che seguono, sotto certi aspetti, il percorso stilistico di quell’LP ormai lontano nel tempo e quasi caduto nel dimenticatoio. In effetti, le composizioni di Prat mantengono uno spirito di ricerca tramite il quale potrebbero essere assimilate ad opere di musica classica contemporanea. Sulle note di piano si apre “Banzai”, che dà il via ai quarantadue minuti del cd mettendo subito in mostra le caratteristiche che si affronteranno durante l’ascolto. Infatti, in questa occasione, partendo dalle basi poste in essere con l’opera del 1982, si punta maggiormente su un connubio tra zeuhl e rock sinfonico. La sezione ritmica è molto potente e fantasiosa ed evoca i fasti di “De futura” e “Mekanik destruktiw kommandoh”, ma si abbina alla grande ad un piano sempre in bella evidenza, che dona una classe ed un’eleganza fuori dal comune. A rendere più colorata la proposta dei Masal, ci sono poi gli inserimenti di chitarra elettrica e sax, che creano magistrali combinazioni strumentali. Volendo individuare alcuni brani particolarmente rappresentativi, citerei “Galgal I”, in cui intravedo affinità con i primi, meravigliosi, Miriodor di “Rencontres”, “Prélude et fantasie espagnols”, una miniatura di due minuti e mezzo per solo piano, tra Debussy e il jazz e “Talitha Coumi”, che chiude il disco con quasi un quarto d’ora di slanci strumentali epici, che racchiudono al meglio tutte le qualità dell’arte di Prat, con sax, piano e chitarra sempre pronti a darsi il cambio alla guida. I Masal sono riusciti a mantenere un incredibile equilibrio in “Galgal”: la miscela di zeuhl e rock sinfonico è bilanciata in maniera ottimale, la maestosità globale dell’album non sfiora nemmeno minimamente la pacchianeria o la pesantezza e gli intrecci strumentali creati sono ingegnosi e complessi al punto giusto, senza mai raggiungere alcuna esagerazione. Detto in una sola e semplice parola: splendido!


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Peppe Di Spirito

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