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MODEST MIDGET |
The great prophecy of a small man |
autoprod. |
2009 |
NL |
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Lionel Ziblat, anima e mente dei Modest Midget, chitarrista, cantante e compositore, ha un grande pregio, quello di saper scrivere belle canzoni, di quelle che ti entrano in testa e non se ne vogliono più andare, che ti ritrovi a canticchiare nei momenti più impensati, in macchina mentre si va la lavoro, in palestra o sotto la doccia. L’album autoprodotto “The Great Prophecy of a Small Man” rappresenta una raccolta di brani registrati tra il 2006 ed il 2009, e denota una varietà di stili e influenze molto interessante, che allo stesso tempo evidenzia una certa incertezza di fondo nella scelta di una strada ben definita. I tredici brani dell’album sono quasi tutti di breve durata, spazianti dal prog, al jazz, al pop, con una matrice di fondo incentrata su un rock alternativo melodico gradevole da ascoltare. L’influenza del folk dell’est europeo viene alla luce ogni tanto, così come un’attitudine psichedelica Barrettiana, la quale rimane però sullo sfondo. Ci sono brani che privilegiano una struttura ritmica semplice e diretta, come “Contemporary Ache”, “Here I Go” e “Buy Me!”, con quest’ultima che si sposta decisamente, in maniera abbastanza fastidiosa, verso i suoni del punk melodico. Sono presenti brani con influenze Canterburyane, come “Troubles in Heaven”, che sembra quasi una outtake di qualche vecchio album dei Caravan, altri propongono una sorta di divertente prog chitarristico melodico (“Coffee from Yesterday” e “Back form my Trip”) o si lasciano andare in ballate melodiche rilassate (“Home Seek”, “Baby” e “The Last Straw”), mentre quelli più complessi e originali vedono la chitarra di Lionel Ziblat avventurarsi in arrangiamenti ricercati, nei quali le influenze folk sopra accennate rendono la proposta molto più interessante, con mescolate di prog più tradizionale e reminescenze di Genesis e Yes. Ed è proprio questa la direzione verso la quale il gruppo dovrebbe spingere la propria ricerca, cercando una strada originale e personale che si sposi alla perfezione con la bella voce e l’ottima tecnica chitarristica del leader. Un album discreto “The Great Prophecy of a Small Man”, ben suonato e vario, anche se la varietà in alcuni momenti si è rivelata un’arma a doppio taglio.
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Nicola Sulas
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