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MEDITERRANEA Ecce rock Amiamoci 1981 (BTF/AMS 2001) ITA

Solitamente definiti come “bui”, ricordati per la new-wave, per Madonna e Michael Jackson, per i suoni sintetici, ecc., gli anni ’80 hanno saputo regalare dei dischi non molto conosciuti, ma coraggiosi, solari e “attuali” nonostante lo spirito del decennio precedente presenti in essi, come dimostra questo “Ecce rock”, che fino a poco tempo fa sembrava caduto nel dimenticatoio. Una provvidenziale ristampa ci permette di riscoprire una piccola meraviglia del panorama progressivo italiano, realizzata nel 1981 da un gruppo meridionale, i casertani Mediterranea, un trio formato da Fausto Mesolella (chitarre, tastiere e mandolino), Pasquale Ziccardi (basso) e Agostino Santoro (batteria e percussioni). Parlavamo di “solarità” e direi che non c’è termine migliore per descrivere la musica contenuta in questo disco, che permette di assaporare un gusto tutto mediterraneo attraverso nove brani deliziosi. Si tratta di composizioni prevalentemente strumentali, in cui si nota un fantastico processo di contaminazione, che vede un mix esuberante di rock, folk campano e world music. Non è un caso che, negli anni successivi, Mesolella e Ziccardi siano entrati a far parte di gruppi quali Avion Travel e Nuova Compagnia di Canto Popolare, continuando un discorso musicale improntato all’avvicinamento di tradizione, ricerca e voglia di stupire. Tornando a “Ecce rock”, c’è da dire che se ci sono alcuni passaggi che possono ricordare la PFM più gioiosa unita al calore partenopeo (vedi “Mandovolando”), il disco trasuda di una personalità invidiabile. L’alternanza dell’utilizzo di strumenti acustici ed elettrici, i ritmi frizzanti, il buon gusto degli arrangiamenti sono tutti elementi che spingono verso dinamiche particolari e affascinanti, melodie che seducono ed un feeling che cattura immediatamente. Stupendo il finale affidato a “Spartacus”, quasi otto minuti di romanticismo epico. Visti i contenuti non fa meraviglia che un disco del genere fu quasi ignorato all’epoca della sua uscita, ma adesso c’è la nuova possibilità di dargli le attenzioni che merita e di far sì che, quando si parla di gioielli italiani pubblicati dopo il periodo d’oro corrispondente alla prima parte degli anni ‘70, si dia rilevanza anche all’opera dei Mediterranea.


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Peppe Di Spirito

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