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METROPOLIS Unsure destination TMI 1994 USA

Esiste ancora oggi il progressive puro? Si può ancora parlare di rock sinfonico nel senso classico, tradizionale, diciamo pure primigenio, di questo termine? Si può scrivere di un genere che esaurisca in se stesso, nella sua proposta, il proprio significato, senza tentare contaminazioni di sorta (AOR, avant, metal, new prog)? Dopo aver ascoltato i METROPOLIS si potrebbe assegnare una risposta affermativa alle tre (qualcuno dirà: pallose) questioni da me sollevate. Già, peccato però che il gruppo americano rischi dì diventare un po' un unicum nella scena attuale, non essendo il suo un indirizzo musicale seguito poi da molti altri artisti. Tanto peggio per il genere, buon per i METROPOLIS, autori di un CD d'esordio davvero eccellente, ricco d'idee capaci, senza disperdersi, di canalizzarsi in una forma compiuta, elegante e molto raffinata. Il suono è corposo e lineare, elaborato ma non stucchevole, a volerci ricordare - una volta tanto sarebbe bene rammentarlo - che la musica è soprattutto intelligenza. Non segnalerò titoli, dal momento che ogni brano è la parte di un tutto, concorrendo a formare una magnifica sinfonia di 53 minuti la quale, senza essere suite, coinvolge emotivamente l'ascoltatore senza stancarlo mai. Essendo difficile, o troppo facile, a seconda dei punti di vista, trovare riferimenti, preferisco in questa sede denotare degli statunitensi la classe tecnica, probabilmente mutuata dal jazz: si ascoltino gli ultimi pezzi e si avrà conferma di quanto asserito. Dispiace che un simile lavoro debba uscire autoprodotto, ma questo aspetto della faccenda si riconnette ai problemi segnalati nelle domande iniziali. Cercatelo, vi conquisterà.

 

Davide Arecco

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