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MUSICA FICTA |
A child and a well |
autoprod. |
2008 (AltrOck 2012) |
ISR |
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Lunga era l’attesa, almeno da parte mia, per questo album. Realizzato nel 2005, nel 2008 uscirono alcuni CDr, giusto qualche copia per pochi intimi. I commenti che si sentivano erano pressoché tutti entusiastici. Finalmente, nel 2012, grazie alla benemerita Fading, arriva la tanto sospirata uscita ufficiale di “A child & a well”, primo album della band israeliana Musica Ficta! Vuoi anche per le aspettative riposte, “A child & a well” al primo ascolto mi ha forse deluso un po’. Ho avuto subito l’impressione di un disco molto ben confezionato (a proposito complimenti alla produzione impeccabile di Udi Koomran, ormai certificato marchio di qualità su tutte le uscite Altrock/Fading) e suonato con gran classe, arrangiamenti vari e molto rifiniti. Tuttavia percepivo una certa freddezza. Ciò nonostante, al contempo, istintivamente mi affascinava lasciandomi dentro un impulso irrefrenabile a riascoltarlo e… ascolto dopo ascolto dentro di me la delusione svaniva sempre più per lasciare via via spazio all’entusiasmo. Uno dei motivi di questa osticità iniziale è stato certamente il cantato in ebraico, una lingua antica e non usuale, almeno per noi, alla musica rock. Tuttavia alla lunga diventerà un punto di forza. Infatti sarà anche per il cantato in ebraico che la musica della band israeliana sprigiona un’atmosfera magica ed eterea, in cui riecheggiano storie ancestrali. Una musica cangevole che potrebbe appartenere a qualsiasi epoca. Una musica che senti far parte di te anche se non ne capisci bene il motivo. Allontanandoci dalla sfera emotiva potremmo provare a spiegare questa mutevolezza con la miriade di influenze presenti: Folk, Sinfonico, Jazz, una spruzzatina d’Avanguardia. Potremmo altresì evidenziarne i diversi registri: i Musica Ficta convincono nei momenti acustici con un tocco soffice ed avvolgente e in quelli più duri, possiedono una delicatezza tutta canteburyana. Sarebbe doveroso sottolineare gli evidenti i riferimenti al prog britannico: Jethro Tull, Genesis e Renaissence su tutti. A me hanno ricordato anche i finlandesi Scapa Flow, per le atmosfere rarefatte, ma con uno spessore tecnico musicale maggiore. Tuttavia qualsiasi analisi potremmo fare, l’anima di “A child & a well” continuerebbe a sfuggirci, un anima eterea, difficilmente imprigionabile entro recinti razionali, percepibile pienamente solo a livello inconscio. Arrivati a questo punto penso sia doveroso presentare la band a partire dal deus-ex-machina del gruppo: il chitarrista Udi Horev, autore di tutti i brani dell’album. Del suo talento compositivo abbiamo già ampiamente parlato, rimane da dire che è un chitarrista sopraffino, particolarmente a suo agio in contesti acustici. Altra fuoriclasse del gruppo è Julia Feldman con la sua voce. Sa avvolgerti e respingerti allo stesso tempo, ad ogni sua nota sono brividi. Una voce che dà un’impronta decisa al sound della band. Un’impronta impressa anche dal flauto di Duit Katz che contribuisce ad aumentare l’alone di magia. Il resto della band rimane di alto livello tecnico, capace di supportare con gusto e perizia le due punte di diamante della band. Non possiamo quindi che rallegrarci per questa agognata uscita. “A Child and a Well”, pur percorrendo una strada battuta e ribattuta più volte, reinterpreta il passato con forte personalità. “A Child and a Well” è un caleidoscopio di emozioni. A Child and a Well è un tesoro raro, un disco da coccolare, un disco che a malincuore estrarrete dal vostro lettore.
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Francesco Inglima
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