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MARCHESI SCAMORZA La sposa del tempo Flow Double H Records 2012 ITA

Un nome piuttosto buffo che evoca nobiltà e popolino è il monicker scelto da questi cinque ragazzi ferraresi per dar vita al loro album di debutto. Nato essenzialmente come cover band di PFM e De Andrè, il gruppo, acquisendo sempre maggiore consapevolezza, ha deciso di investire su materiale proprio e “La sposa del tempo” rappresenta il segno tangibile di questo sforzo compositivo. La splendida copertina, quasi un trittico rinascimentale, che evoca i temi dei vari brani, non è purtroppo supportata da un altrettanto compiuto booklet che si risolve con delle semplici fotografie dei cinque protagonisti: Enrico Berardini (voce), Lorenzo Romani (chitarre), Paolo Brini (basso), Alessandro Padovani (batteria) ed Enrico Cazzola (tastiere).
Otto brani non troppo lunghi (dai 4 ai 7 minuti) ed una breve “Intro” compongono il CD in cui fin troppo chiaro è la fonte primaria d’ispirazione, con gli arcinoti Banco e PFM in primis. Come per la Premiata anche i Marchesi Scamorza hanno qualche problema con le parti cantate, mentre interessanti sono gli inserti strumentali. La bella introduzione acustica de “Il castello delle stagioni” anticipa il mood à la Banco del resto della frizzante composizione. L’alternanza acustico ed elettrico contraddistingue anche “Lo schiavo di Babilonia” che rimanda alla mente la leggerezza dei Sensitiva Immagine. “L’uomo dall’ombra lunga” non dimentica la lezione cantautoriale; “Un passo ogni parola”, agile e scattante, è quasi un new-prog all’italiana. “Quelle volte” è un pezzo piacevole e dinamico. Ispirato il tappeto di tastiere che emerge in “Nelle notti più lontane”. Il brano forse più complesso,” Autunno”, chiude l’album: sonorità vintage, spazio per numerosi assoli ma anche qui una prova vocale che non sempre convince appieno.
Un esordio più che sufficiente quello dei Marchesi Scamorza che, se sapranno limare gli inevitabili difetti di un esordio (qualche problema in fase compositiva, una non ottimale registrazione) potranno senz’altro ritagliarsi uno spazio al sole nel piccolo grande mondo del progressive italiano.



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Valentino Butti

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