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LE MASCHERE DI CLARA L’alveare Materiali Musicali 2013 ITA

Formazione atipica quella delle Maschere di Clara: niente chitarre, niente tastiera, ma un basso distorto, una batteria ossessiva ed un violino elettrificato sporchissimo, ruggente, talvolta persino incendiario e dissonante. Con sonorità così sanguinarie, molto vicine a certe cose alternative tipiche dell'indie-rock o del post-rock, pur senza perdere di vista la melodia (soprattutto per le parti vocali e in un paio di ballad malinconiche), si fa quasi fatica a credere che un gruppo del genere abbia un background di studi classici e si immerga in un mondo sonoro che abbia non pochi punti di contatto con il progressive. E' una proposta molto ricercata la loro, rabbiosa eppure elegante nelle trame sonore che riescono a creare e che vede alla base anche la letteratura, visto che è curatissimo l’aspetto dei testi ed ogni brano parte come un omaggio a celebri personaggi della letteratura italiana, spaziando tra Pirandello, Leopardi, Quasimodo, la Merini, fino ad arrivare al Sommo Poeta. Amore, morte, guerra, razzismo, disillusione sono le tematiche affrontate, partendo da spunti di importanti personaggi, ma affrontati poi con piglio moderno e personale. Sul fronte musicale, come accennato, non ci sono edulcorazioni romantiche, niente solarità yessiane, niente maestosità tipica di gran parte del rock sinfonico. Qui c'è un rock viscerale, ruvido, persino cattivo in alcuni frangenti, nonostante la sua forte parentela sia con la musica classica che con il progressive. Le Maschere di Clara citano Haendel e Schumann, propongono una loro personalissima versione del "Romeo e Giulietta" di Prokofiev come mai potreste anche solo osare immaginare, con quel violino lacerante e indolente che trasforma una melodia solenne in un'infernale strascico lento e minaccioso. E ancora: qualche flirt con la psichedelia, un quartetto d’archi pronto a intervenire, il piano a ingentilire certi spunti dark ma non troppo e così, come dei dei Dirty Three meno languidi e più selvaggi, le Maschere di Clara ci accompagnano in un viaggio sonoro in cui sono numerose le intuizioni che denotano le grandi qualità di una band completa sotto ogni punto di vista, formata da abili musicisti che non hanno paura di mettere in mostra la loro cultura e di apparire troppo intellettuali (anzi, forse c’è un po’ di sano divertimento unito al giusto grado di presunzione nel mettere in mostra il loro bagaglio di conoscenze e le loro capacità). Lorenzo Masotto (basso, piano e voce), Laura Masotto (violino elettrico e voce) e Bruce Turri (batteria e voce) si confermano una gran bella realtà del panorama italiano, che può rientrare a pieno titolo nel progressive, ma che in realtà sfugge a qualsiasi tipo di etichetta. Da ricordare anche l'attento lavoro di registrazione e produzione, in cui c'è lo zampino di "Dave" Davide Venco, noto ingegnere del suono dei celeberrimi studi di Abbey Road, che ha messo la sua esperienza al servizio di un numero incredibile di artisti e che fa guadagnare ulteriori punti ad un album di estrema intelligenza e profondità come “L’alveare”.



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Peppe Di Spirito

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