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Non credo di avere l'ossessione del prog a tutti i costi, delle strutture complicate, degli arrangiamenti elaborati, dei tempi dispari, delle divagazioni jazzate, delle suite e di qualunque altro cliché attribuibile al rock progressivo. Per questo mi riesce facile apprezzare un album come quello dei Méséglise, la cui immediatezza della proposta musicale è evidente. Usando un termine alla moda, potremmo definire i Méséglise come uno spin-off dei Sithonia. E del gruppo bolognese, i Méséglise riprendono le atmosfere raffinate ed il gusto per la melodia, lasciando però da parte gli intenti più progressivi. Il risultato è un piacevolissimo album di canzoni evolute che non cercano necessariamente il ritornello o la struttura di facile presa. Il progressive in effetti c'è ancora, ma non prevale sulla sostanza. Esso emerge negli arrangiamenti, basati principalmente sulle tastiere di Paolo Nannetti, e in qualche passaggio strumentale più complesso della media. È però la voce di Marco Giovannini a dominare e a ricordare i Sithonia (sono presenti, tra gli altri, anche Roberto Magni, Oriano Dasasso e Valerio Roda), caratterizzando tutto il lavoro grazie anche a testi interessanti che evitano facili banalizzazioni cantautorali. Ogni brano ha il proprio stile e la propria particolarità: "16 marzo", ad esempio, è il più ritmato, "F.T.M.", con il suo accompagnamento di chitarra acustica e la struttura semplice e allegra, è il più leggero, "Le stelle di Lefkos" e "Sole in città" sono i più prog della collezione. In generale, ciascuna delle 12 tracce del disco è facilmente riconoscibile per qualcosa, sia che si tratti della scelta dei suoni, dell'arrangiamento o dell'atmosfera. Di tanto in tanto ci sono passaggi che possono ricordare i Camel oppure Battiato, spesso le atmosfere sono classiche grazie agli archi ed al pianoforte, e anche quando sono elettriche, l'organo e le chitarre hanno sempre un suono molto morbido, col risultato che non esiste assolutamente il pericolo della fatica d'ascolto. "L'assenza" è un disco rilassante, forse non adatto a chi preferisce le complessità del progressive, ma bisogna dire che suona molto intrigante nelle sue melodie malinconiche, nel suo evitare la banalità e nel saper emergere durante l'ascolto con gusto e raffinatezza. Senz'altro consigliato a tutti, anche a quelli che in teoria non dovrebbero apprezzarlo.
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