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MOORDER II Lizard 2014 ITA

E’ proprio vero che le parole sono importanti e basta davvero poco per cambiare il significato generico di un’etichetta verso una particolare prospettiva: nel nostro caso se dovessimo applicare il classico termine jazz rock per questo nuovo secondo disco degli emiliani Moorder, teoricamente, ci starebbe anche ma daremmo comunque l’idea di una musica ancorata a certe particolari suggestioni che in realtà non appartengono del tutto alla realtà odierna Moorder… quindi sarebbe più consono tirare in ballo un più contemporaneo “jazzcore” e la prospettiva quindi cambierebbe verso sonorità più ruvide e violente vicine ad una precisa attitudine alternative: sempre di rock si tratta ma concettualmente lontano dall’idea di generico jazz rock. Eppure, alla fine dei conti,“Moorder II” non è poi così tanto frenetico ed aggressivo, a parte una chitarra elettrica ben distorta, la musica si assesta in dinamiche musicali orgogliosamente fuori dagli schemi senza però riuscire a deragliare pienamente verso una vera e propria trasgressione sonora. La musica dei Moorder pare voler agganciare un certo tipo di estetica post-punk e funk ad un impianto jazz poco ortodosso che trova nella tuba e nel trombone le basi strumentali principali… Ed è proprio il trombone, suonato dal bravo Simone Pederzoli, ad indicarci la direzione attraverso molteplici passaggi sincopati e volutamente frammentati in cui possiamo ascoltare un po’ di tutto: si sente il Captain Beefheart e la sua Magic Band di “Shiny Beast”, una delle principali influenze dei Moorder, il gusto per la parodia e per una rivisitazione in chiave surrealista dei generi che ci porta a Zappa quanto a John Zorn e Talking Heads; purtroppo i Moorder sembrano tenere leggermente a freno la loro verve istrionica, così le potenzialità complessive rimangono ancora un pochino irrisolte e disperse… Un pochino di sporcizia in più nei suoni probabilmente avrebbe giovato, specialmente dal punto di vista chitarristico: c’è dell’hard rock e ci sono delle buone velleità progressive ed artistiche sulla scia di Robert Fripp e Moris Tepper nel lavoro del chitarrista Alessandro Lamborghini, ma la volontà noise e deragliata di gente come Shellac, almeno nell’estetica sonora, sembra persa un po’ per strada… Quindi le buone idee non mancano, insomma, ma un pochino di coraggio in più non avrebbe affatto guastato, anzi… Infine, bella e simpatica l’idea della graphic novel inclusa nel booklet, disegnata dal fumettista Simone Cortesi, direi che si adatta piuttosto bene alle atmosfere un po’ stralunate dei Moorder.


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Giovanni Carta

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