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METADRIVE |
Over reality |
Ma.Ra.Cash |
2016 |
ITA |
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Il futuro (presente) del progressive rock per i Metadrive e la Ma.Ra.Cash sembra passare anche attraverso gli O.M.D. e gli Ultravox? Pare di si, ascoltando questo cd ben confezionato e prodotto abbiamo l’impressione che siano state riesumateparecchie atmosfere e sonorità classiche dei primissimi anni ottanta e rielaborate secondo certe tendenze moderne, ovvero Muse e gli ultimi Anathema della fase “emoprog”, con un’attitudine più o meno progressive reminiscente dei Rush nella loro fase più elettronica. A dire il vero niente di innovativo, il revival new wave ormai è già roba vecchia ma i Metadrive, trio veronese/mantovano formato nel 2014 da doppio synth e batteria elettronica, riescono a dire qualcosa di loro con un concept album incentrato sulle tipiche ansie cyberpunk di fusione uomo macchina ed alienazione tecnologica: le canzoni di “Over Reality” nonostante la pretesa di una glaciale freddezza alla Gary Numan sono in realtà piuttosto calde ed avvolgenti con le vocals di Luca Adami che predominano sulla parte strumentale con discreto carisma anche se l’orecchiabilità pop è sempre in agguato (non che sia un difetto…); per qualche strano motivo vieneda pensare alle origini dei Metadrive come ad un gruppo prog-metal ed in effetti Luca Adami era nei Moto Armonico, gruppo di heavy progressivo, paradossalmente, forse, perché le chitarre in “Over Drive” sono quasi del tutto assenti ma l’attitudine in fondo non è molto lontana da altre uscite di metalmelodico contemporaneo. Insomma, le ambizioni dei Metadrive si dividono tra le distopie della synth-wave ed un più umano alternative pop-rock dalle tinte progressive: a parte la comprensibile e giusta ambizione di volere raggiungere un ampio numero di ascoltatori pure con qualche eccesso di zucchero, non mancano le ingenuità quindi, nel suo insieme “Over Reality” è un discreto lavoro, divertente e suggestivo quanto basta, con discreti arrangiamenti, melodie che finalmente ti rimangono in testa senza farsi odiare più di tanto e con almeno un paio di brani in chiave prog piuttosto azzeccati… Nei momenti migliori i Metadrive riescono ad avere una buona capacità evocativa come in “Moon Vision”, dove su un testo che starebbe bene su un disco dei Tubeway Army vengono tessute interessanti linee melodiche un’intensa prestazione vocale di Adami, in “Digital Captivity”, altro brano con un testo che farebbe piacere a Gary Numan, si mettono meglio in evidenza le tendenze progressive con un arrangiamento abbastanza intricato ed ammiccamenti psichedelici niente male che danno al pezzo un piacevole retrogusto crepuscolare; altri exploit pop dei Metadrive si ascoltano nella godibile “Metadrive or Theme Of Salvation” ed in “Mankind Theme”, brano da cui è tratto anche un video ufficiale, con ariose melodie da fare invidia ad Andy McCluskey ed epici refrains alla Muse, un’influenza che si rende qui definitivamente palese. Probabilmente “Over Reality” avrebbe guadagnato qualche punto in più con una maggiore varietà nei timbri delle tastiere (c’è pure qualche tentativo di emulazione di mellotron), ma immagino che tale uniformità nei suoni sia stata una scelta voluta dal tastierista Silvio Rondelli per dare al disco un approccio più monolitico… Con qualche accorgimento in fase compositiva i Metadrive per il prossimo album penso che potranno togliersi ulteriori e ben più ampie soddisfazioni, intanto possiamo accontentarci di questo gradevole primo cd.
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Giovanni Carta
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