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ENRICO MERLIN / VALERIO SCRIGNOLI Maledetti (Area music) Musicamorfosi 2017 ITA

Mah… Qua occorre muoversi con i piedi di piombo. Come si evince dal titolo, il dischetto in questione propone una (ri)lettura della musica degli Area, gruppo italiano di avanguardia e sperimentazione per antonomasia. Una realtà strettamente legata a determinati anni – fortissimamente politicizzati e ribelli –, che gli Area stessi hanno contribuito a scrivere, forgiare e a conferire una vera e propria connotazione. Non era stato tutto oro ciò che luccicava – nonostante i musicofili acculturati sostengano il contrario, denigrando il volgo informe –, ma il coraggio sfrontato di osare aveva aperto nuove strade che solo in parte sono state poi sfruttate in senso positivo. La proposta degli Area - International POPular Group (questa la sigla completa), con cui ci si proponeva di creare una «musica totale, di fusione e internazionalità», aveva il suo emblema in Demetrio Stratos, nome d'arte di Efstràtios Dimitrìu, nato ad Alessandria d’Egitto e scomparso prematuramente, che ampliò letteralmente l’uso che si può fare della vocalità umana (per la cronaca: “Maestro della voce” della PFM era dedicata a lui). Tornando alla pubblicazione odierna, si tratta di un tributo strumentale ad opera di un duo chitarristico con ampio curriculum avanguardistico. Da una parte Enrico Merlin, musicista, scrittore (anche di saggi su Miles Davis), docente e direttore artistico, autore sia di progetti solisti ma anche protagonista con gruppi tipo Molester sMiles e Frank Sinapsi; dall’altra c’è Valerio Scrignoli, chitarrista di natura jazz attivo fin dagli anni ’80, presente dal decennio successivo nei principali festival jazz italiani ed internazionali, autore anch’egli di lavori particolari e collaboratore in vari progetti tipo Around Jimi e Led Zeppelin Suite con Giovanni Falzone. Quindi, quello che era l’elemento per antonomasia, la Voce, qui scompare del tutto per dar vita ad un progetto che di sicuro va oltre gli standard, probabilmente vicino allo spirito più estremo degli Area, curandosi ben poco di risultare o meno gradevoli all’orecchio. Del resto, i diretti protagonisti dichiarano di essersi rapportati a certe sonorità con un approccio personale e dissacrante. Com’era ovvio attendersi, la critica tira fuori termini come “trasversale”, “tensione musicale”, “alternatività” e nelle note di copertina Max Carbone conclude dicendo: «Basta dialoghi con gli assenti». Di sicuro, qui possibilità di dialogo ce n’è ben poca. Se questa scelta estrema è stata fortemente voluta, allora l’esperimento è riuscito in pieno. Chi ha parlato in chiave estasiata del progetto, ha fatto anche notare che sono stati presi in considerazione brani che avevano proprio la voce di Stratos come protagonista principale, esaltando ancor di più la verve sperimentale. Anche se poi si apre con “Evaporazione”, da “Maledetti” del 1976, che era già rumoristica di suo. Qui vengono inseriti frammenti di altri brani , appartenenti – tra gli altri – anche a Miles Davis e Josef Zawinul, ma sempre di rumore si continua a parlare nel risultato finale. E poi, volendo entrare definitivamente nello spirito provocatorio dell’album, si può sapere gli Area dove stanno?! Certo, se ne colgono alcuni sprazzi in grandi classici come “L’elefante bianco” o “Luglio, agosto, settembre (nero)”, ma il pezzo riuscito meglio sembra senza dubbio “Hommage a Violette Nozieres”, sicuramente la più orecchiabile. Tra l’altro, proprio l’album “Gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano” (1978) risulta quello a cui si fa più riferimento, con tre brani. I due chitarristi ci inseriscono anche proprie estrapolazioni che forse, come si sostiene sempre nelle note di copertina, bisogna lasciare che ci penetrino e ci ingravidino per riuscire ad assimilare. Occorre però capire cosa ne possa nascere dopo…
Un tributo agli Area che scompone e ricompone (?) in maniera del tutto trasfigurata, probabilmente seguendo lo spirito della band originale, si diceva. Il problema, però, è che oggi tutto ciò sa di austera accademia a porte chiuse, qualcosa che paradossalmente va contro l’intento di cui parlava Stratos: «Abolire le differenze che ci sono fra musica e vita. Gli stimoli che trae questo gruppo vengono direttamente dalla realtà, trae spunto dalla realtà; e dalla strada, chiaramente».
Ma è anche vero che i tempi cambiano, non per forza in peggio. O forse sì? Chissà… Ascoltate attentamente e formatevi un’opinione personale senza influenze esterne. Un quadro storico generale (comunque soggettivo) passa anche da lavori come questi.



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Michele Merenda

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