|
MAELSTROM (CAN) |
Maelstrom |
ProgQuébec |
2016 |
CAN |
|
Pare che la benemerita etichetta ProgQuébec, che tante meravigliose ristampe ha dato alla luce negli anni passati, avesse già considerata terminata la propria attività da alcuni anni, continuando semplicemente a vendere a smaltimento il proprio interessantissimo catalogo (del quale vi consiglio di caldamente di godere, qualora non lo aveste fatto). Essendosi tuttavia trovata per le mani il master di questa band, inciso nel 1976 e mai prima d’ora pubblicato, ha deciso di fare un ultimo sforzo perché non era proprio possibile tralasciare questa piccola e splendente gemma riapparsa dopo 40 di oblio. La storia del gruppo è simile a quella di tanti altri, sfortunati quanto loro: inizi entusiastici, forte reputazione guadagnata in numerose esibizioni dal vivo (anche come supporto alla PFM), difficoltà nella ricerca di un’etichetta per pubblicare un LP (con richieste di semplificare la propria musica per renderla più commerciale), abbandono di alcuni musicisti della formazione, progressivo scoramento… e infine lo scioglimento. Agli inizi del 2016 il chitarrista Denis Poliquin ha modo di far ascoltare una copia del master al fondatore dell’etichetta che si mostra subito vivamente interessato. Il CD uscirà pochi mesi dopo. Detto CD include 6 canzoni, cantate in francese, dalla qualità sonora più che accettabile, sufficientemente dinamica e brillante da lasciar apprezzare le doti di questo gruppo che, sicuramente, avrebbe meritato migliori fortune. I Maelstrom, con maggiore fortuna, sarebbero stati degni rappresentanti del Prog del Québec e sarebbero oggi ricordati al pari di Harmonium, Sloche o Pollen. La musica che ci offrono in questi 30 minuti e poco più è sì debitrice di Gentle Giant (soprattutto), King Crimson, Genesis e Zappa ma conserva un sapore francofono, dovuto al cantato in lingua madre ma anche a certe atmosfere vagamente folk (vengono in mente ad esempio gli Chalibaude o i Lougarou) che intarsiano queste canzoni scintillanti. Vibrafono e marimba danno anche un sapore particolare all’impasto sonoro, già contraddistinto dagli splendidi impasti tra il cantato e le tastiere (non possiamo evitare di fare accostamenti anche con gli Yezda Urfa). E’ veramente difficile consigliare l’ascolto di un brano invece di un altro; per la sua brevità e per il coinvolgimento che ci provoca l’ascolto l’album dura lo spazio d’un attimo. Dopo i primi tre brani mozzafiato, che sembrano non avere pause e ci inondano piacevolmente di note, la title-track sembra volersi prendere una pausa ma in realtà si rivela essere il brano forse più intricato del lotto, ancorché quasi il più breve. Anche “Solitude” sembra volerci concedere una pausa, con un avvio affidato ad un cantato tranquillo e melodico, ma si tratta ancora di un inganno, dato che si sviluppa poi sui consueti temi musicali frenetici, per chiudere poi in rilassatezza. I toni rilassati arrivano infine con la conclusiva “Légende pour le futur”, 8 minuti e mezzo in cui chitarra e sax si alternano in un brano che forse rappresenta l’anello meno forte dell’album ma che ne fa comunque orgogliosamente parte. Si tratta di un album a mio parere imprescindibile. Se davvero la label ProgQuébec sta chiudendo i battenti, la pubblicazione di quest’album è un degno canto del cigno.
|
Alberto Nucci
|