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MARYGOLD One light year Andromeda Relix 2017 ITA

I veronesi Marygold si formarono a metà anni novanta dopo lo scioglimento dei Wildfire, una band dedita alla riproposizione di brani dei Marillion era-Fish. Iniziarono subito a comporre brani propri e a presentarli live, ma è solo nel 2005 che riuscirono a pubblicare l’album d’esordio “The guns of Marygold”. Problemi personali e logistici non hanno comunque scoraggiato i membri del gruppo che ora si ripresentano in forma con “One light year”. Della line-up originaria rimangono Massimo Basaglia (chitarra), Stefano Bigarelli (tastiere) e Marco Pasquetto (batteria), anche se il cantante Guido Cavalleri (precedentemente membro di una Genesis cover band) ed il bassista Alberto Molesini (di recente sostituito da Marco Adami) sono comunque componenti di lunga data.
Sette i brani della raccolta (uno strumentale) a cui quasi ogni componente del gruppo (presenti e passati) ha contribuito con la propria sensibilità e le proprie liriche. Ecco allora l’amore protagonista in “Travel notes on Bretagne”; le esperienze generazionali di padre e figlio affrontate in “15 years”; l’amicizia, il coraggio, la riconoscenza, il sapere accettare la diversità filo conduttore in “Spherax H2O” ed altro ancora.
In un album omogeneo e di buon livello spiccano le due mini-suite “Spherax H2O” e “Lord of time”. La prima presenta echi dei Genesis, tra inserti acustici e soffici aperture sinfoniche; non manca il flauto di contorno ed il buon cantato di Cavalleri. Il tutto eseguito in punta di piedi, raffinato, mai eccessivo o ridondante. Anche “Lord of time” è intriso di Genesis sound, “filtrato” attraverso l’universo Marillion ed il new prog inglese degli ’80 con, in particolare, degni di nota i notevoli interventi della chitarra di Basaglia. Come dicevamo sono l’omogeneità e la compattezza dei brani a dare un connotazione favorevole all’album. Sono oltremodo da segnalare “Ants in the sand”, con il decisivo intervento della voce di Irene Tamassia, importanti spunti melodici ed un bel “punch” ritmico. La calda voce di Cavalleri è protagonista in “15 years” dagli spunti decisamente marillioniani. Molto bello l’unico strumentale, “Without stalagmite”, che, dopo un inizio marziale ed una fase delicatissima condotta dalla chitarra acustica, sfocia in un arioso pezzo a cavallo tra Camel ed ancora Genesis.
“One light year” è, dunque, promosso a pieni voti: un lavoro che si fa apprezzare dall’inizio alla fine, un deciso passo in avanti rispetto all’esordio e la dimostrazione che si può fare ancora del new prog “solido” e di buon livello, senza eccedere in virtuosismi ed in “svolazzi” eccessivi ed i Marygold ne sono la dimostrazione.



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Valentino Butti

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MARYGOLD The guns of Marygold 2006 

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