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MAGNOLIA (ITA) Con fuoco Lizard Records 2017 ITA

Già apparsi su queste pagine nel lontano 1995, quando ancora questa band romana si chiamava Eclissidra, i Magnolia, con questo nuovo nome, sono, con la pubblicazione di questo “Con fuoco”, al loro secondo album. Avendo mancato l’ascolto del loro album precedente (“La zona d’ombra” - 2012), le prime note che fluiscono nelle orecchie di questo nuovo lavoro mi riportano immediatamente alle sonorità ed atmosfere melanconiche del loro primo EP, anche se il suono è senz’altro maturato ed irrobustito, e la lunga distanza porta comunque un respiro diverso alle canzoni.
Non credo che si possa parlare di concept album, tuttavia una rapida analisi dell’album fa immediatamente notare un chiaro legame che accomuna quasi tutte le canzoni, ovvero le tematiche della rivolta sociale contro tutti i regimi oppressivi, manifesti o occulti. Questo è palese ad esempio in canzoni come “Rivolta” e “Città della notte”, ispirate alle proteste dei movimenti no-global, meno immediata in “Gea”, ovvero il lamento della madre Terra. Le canzoni citate, cui si aggiunge la strumentale title track posta in apertura, hanno struttura agile e talvolta rabbiosa, con liriche che prendono il sopravvento sui temi musicali. “Syrma”, lunga traccia ispirata alle repressioni in Argentina degli anni ’70, è lunga e altalenante e la voce di Chiara Gironi alterna accelerazioni ed innalzamenti di tono a momenti in cui la voce si produce i grida quasi strazianti, accompagnando per mano la musica che scende e sale di continuo.
“Stasi” ci porta in pieno nel periodo della guerra fredda, con ovvi riferimenti al film “La vita degli altri”, in un brano dai toni malinconici e delicati, con un bellissimo assolo di chitarra finale. “Terre di mezzo”, lungi dal trarre ispirazione da Tolkien, ci porta invece all’interno della questione israelo-palestinese. Si tratta della traccia più lunga dell’album (10 minuti), con un andamento malinconico abbastanza uniforme per quasi tutta la sua lunghezza, con un bel finale strumentale.
In conclusione dell’album è posto un terzetto di brani (“Stanze”, “Distanze” e “Assenze”) che costituiscono una suite a sé stante, “Luna del viandante”, con tematiche e liriche che si discostano dalle altre canzoni. Le atmosfere musicali e l’umore rimangono tuttavia nostalgiche e malinconiche, con il cantato stavolta non molto espressivo, con un susseguirsi gentile di temi e situazioni, senza particolari accelerazioni.
Quest’album è deliziosamente caratterizzato da delicate musiche e parti vocali spesso sussurrate, con qualche momento più hard, specie nella prima parte, ma in generale si può identificare come una bella fusione tra canzone melodica e musiche in bilico tra un Prog sinfonico delicato ed atmosfere vicine a Nosound e Porcupine Tree più melodici. Il risultato merita di certo l’ascolto.



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Alberto Nucci

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