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THE MAGIC DOOR |
The magic door |
In the Morningside Records / Black Widow |
2018 |
ITA |
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La Porta Magica è un monumento situato a Roma, ed è ciò che rimane di una antica villa appartenuta nel diciassettesimo secolo al marchese Massimiliano Palombara, dedito ad interessi esoterici e all'alchimia. Delle cinque porte originarie, quella magica è l'unica ancora in piedi, seppur ricostruita e spostata rispetto alla collocazione primitiva. Si dice sopravvisse alla demolizione per il suo significato simbolico e come testimonianza degli esperimenti alchemici che si svolsero ai tempi del Marchese. Questa, riassunta a grandi linee, è l'ambientazione che fa da cornice al concept di "The magic door". Nel ben curato booklet del cd è presente tutto il racconto, che si sviluppa lungo i brani nei testi cantati in inglese. "The magic door" è anche il nome del progetto creato da Giada Colagrande, Arthuan Rebis (nome d'arte dell'italiano Alessandro Cucurnia) e Vincenzo Zitello. Quest'ultimo è probabilmente il nome più conosciuto dagli ascoltatori progressivi, almeno per aver fatto parte a metà degli anni '70 del supergruppo Telaio Magnetico. Notevole però il suo percorso musicale successivo, fatto di studio e ricerca, soprattutto con l'arpa celtica, di pubblicazioni in proprio e di collaborazioni con vari artisti. Arthuan Rebis può vantare esperienze altrettanto preziose nello studio di vari strumenti tradizionali e della musica celtica, mentre Giada Colagrande è principalmente regista e attrice, oltre ad essere moglie dell'attore Willem Dafoe. Completano la formazione Marco Cavanna al contrabbasso ed il percussionista Glen Velez, anche lui con alle spalle una ragguardevole carriera a livello internazionale. Con queste premesse, la curiosità verso la musica non può che essere notevole. Ci troviamo di fronte ad un affascinante e breve viaggio musicale che racconta la storia di un pellegrino che, ospite del marchese nella villa, scompare attraversando la porta lasciandosi alle spalle un documento contenente alcuni simboli e sette epigrafi la cui traduzione rappresenta il refrain dei brani. Il disco è breve, non raggiunge neanche i quaranta minuti, e si ascolta tutto d'un fiato, in sostanza come un'unica suite. La musica punta praticamente tutto sulle atmosfere, rarefatte e sommesse ma decisamente coinvolgenti. Lo stuolo di strumenti acustici, classici e della tradizione folk, riesce a creare un effetto quasi ipnotico, con le melodie ondeggianti e le voci che cullano l'ascoltatore tra sonorità celtiche e contaminazioni mediterranee. Una sorta di dolce malinconia fa da sfondo a tutta la storia e a fine disco rimane una sensazione come di dolce-amaro e di rimpianto. Trovo che sia difficile descrivere le sensazioni trasmesse da un lavoro come "The magic door", l'unica soluzione e ascoltarlo con la consapevolezza che si tratta di un disco completamente al di fuori di qualsiasi logica commerciale e da qualsiasi pretesa di catalogazione. In definitiva non si tratta neanche di progressive, ma questo non è assolutamente un problema.
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Nicola Sulas
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