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MODERN ROCK ENSEMBLE |
Night dream & wishes |
Modern Rock Music LLC |
2019 |
UKR |
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In perfetta continuità con il disco d’esordio “Touch the mystery”, uscito nel 2016, ecco la seconda prova del progetto capitanato dal compositore e polistrumentista ucraino Vladimir Gorashchenko. “Night dreams & wishes” sembra in tutto e per tutto il seguito ideale del predecessore, dall’artwork ben curato all’ampio dispiegamento di musicisti che vi suonano fino al tipo di proposta sonora. Anche in questa occasione, infatti, siamo di fronte ad un rock sinfonico le cui radici sono da ritrovare sia negli storici nomi del prog inglese degli anni ’70 sia nella musica classica. Dopo un’introduzione misteriosa e atmosferica di tre minuti si entra nel vivo del lavoro con “Overture”, quasi sei minuti strumentali all’insegna del rock sinfonico più tipico, tra cambi di tempo, intrecci chitarra-tastiere e con i timbri di archi, fiati ed organo che a tratti conferiscono un che di sacrale. Arpeggi di chitarra acustica aprono in maniera intimista “Night comes. Dreams” e in breve tempo si aggiunge un bel flauto. È un inizio che può ricordare “Tarka” o altre splendide composizioni di Anthony Phillips, ma pian piano il brano volge verso altre strade, complice l’inserimento delle tastiere, di parti vocali molto teatrali e diventa quasi una ballata da musical. Ma il prog ed un album di questo tipo sono all’insegna delle variazioni ed ecco che nella seconda parte si uniscono elementi folk, world music e romanticismo genesisiano con garbo e fascino, prima di un finale in crescendo e guidato prima dal sax e poi da una chitarra elettrica stranamente più nervosa. Per i due minuti di “Barocco Scherzo”, all’insegna di flauto e tastiere, possiamo indicare che il titolo dice già tutto. A seguire un altro lungo brano, “Childhood & school days”, che inizia in maniera un po’ caotica, ma prosegue, attraverso variazioni di atmosfera, con un prog classicheggiante, rimandi a ELP, echi di mellotron, filastrocche, rock più tirato e spunti più melodici. Forse troppi contrasti, è la parte meno riuscita dell’album. “Insomnia” è un tassello bizzarro che sa di chamber rock, vicino ad un R.I.O. non estremo, anzi molto godibile. A seguire le tre tracce che formano la lunghissima (ventotto minuti e mezzo) “Dark kingdom & the Evil King”: Yes, Rick Wakeman, PFM, Jethro Tull, Steven Wilson sono le influenze principali che si avvertono in questa chilometrica cavalcata che può far felice chiunque ama gli intrecci del prog di stampo sinfonico. Quasi ad alleggerire un po’ i toni c’è il pop-prog di “Wake up”, che strizza anche nuovamente l’occhio a Anthony Phillips. Conclusione infine affidata a “Final/Outro”, un inno gioioso e carico di positività. E positivo è il concetto di fondo che pervade l’intera opera, visto che, come spiegato nelle note di accompagnamento dallo stesso Gorashchenko, il tema che ha voluto sviluppare è quello di “credere in sé stessi”. Inoltre, come capita spesso nei concept, ci sono motivi che vengono ripresi in brani diversi, cosa che magari non salta all’orecchio con immediatezza, ma è sempre l’autore a spiegare dettagliatamente quali sono e quando vengono sviluppati. Il disco è sicuramente bello, certo non perfetto, a causa di qualche caduta di tono qua e là quasi inevitabile vista la lunga durata che sfiora gli ottanta minuti, ma contiene una mole di idee impressionante e in alcuni frangenti risulta davvero emozionante e ricco di fascino.
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Peppe Di Spirito
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