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MAISIE 2013-2021 Dal diario di Luigi La Rocca, cittadino Snowdonia 2022 ITA

Nel 2020, in un suo articolo in cui indicava i migliori dischi di prog italiano del nuovo millennio, Fabio Zuffanti mise al primo posto “Maledette rockstar” dei Maisie. Si trattava di una classifica che prendeva in considerazioni per lo più artisti di confine, che cercano contaminazioni particolari, distaccandosi da imitazioni pedisseque dei vari tipi di prog storico. Di sicuro Fabio ha stimolato la curiosità verso questo ensemble siciliano guidato da Alberto Scotti e Cinzia La Fauci che si muove a 360° con fare zappiano, con ironia e sarcasmo e mescolando più generi musicali. Nel 2022 ecco un nuovo album dei Maisie, un nuovo concept, un nuovo ambiziosissimo doppio, un nuovo concentrato di follia sonora e non con ben sessantadue brani e quasi due ore e mezza di musica. In questo viaggio assurdo con le tracce che spesso si susseguono senza soluzione di continuità ci troviamo di fronte ad un sound in cui c’è spazio per gli stili più disparati, dal rock al pop stravagante, dal bandismo erede degli insegnamenti di Frank Zappa alle melodie sghembe derivanti dalla scuola di Canterbury, da spunti elettronici a personali trip psichedelici, dal funky a tratti d’avanguardia, dal jazz-rock al folk mediterraneo, dal cantautorato ad una recitata teatralità. Un mix che ha del surreale, ma che cattura, diverte, affascina. Anche perché è suonato alla grande e ci sono una miriade di ospiti a partire dal buon Dario D’Alessandro, probabilmente noto ai nostri lettori per la sua militanza negli Homunculus Res, e proseguendo con musicisti provenienti dagli Sparkle in Grey, Confusional Quartet e Pinguini Tattici Nucleari. E se un plauso va a Scotti, autore principale delle musiche, impressiona la prova vocale sontuosa della La Fauci, davvero straordinaria nelle sue interpretazioni con cui dà voce ai pensieri di La Rocca.
E veniamo al tema del disco, o meglio al protagonista. Luigi La Rocca non è altro che l’italiano medio che sui social parla per slogan, per frasi fatte, si mostra tuttologo e sguazza tra le fake news. Un qualunquista/populista che “non è razzista, ma…”, un indeciso politico che non vuole essere additato come fascista e che inneggia alla pena capitale. O, come lo presentano gli stessi Maisie: “Fondamentalmente un coglione, un poveraccio, ma anche una vittima”. E avvertono: “Attenzione! Nel caso vi dovesse capitare di essere qualche volta d’accordo con lui, guardatevi bene dentro, che forse c’è qualcosa che non va. O magari è la storiella dell’orologio rotto che segna l’ora giusta due volte al giorno”. Ne vien fuori uno spaccato di vita da social presentato con disarmante lucidità e pungente verve.
Questo disco è sicuramente il seguito ideale di “Maledette rockstar” e mostra i Maisie in forma smagliante, fantasiosi e travolgenti come nel predecessore. Molto curato anche l’artwork, con ben due libretti ricchissimi. Certo, visto il tipo di struttura, il mix di stili e la lunghissima durata può risultare un po’ dispersivo e necessita anche una certa attenzione d’ascolto. Ma è difficile non rimanere catturati e non sorridere, a volte divertiti e a volte con amarezza, mentre scorrono le canzoni. Forse i Maisie possono essere inquadrati nel mondo prog proprio perché non c’è un genere specifico in cui possono essere inseriti. Forse gli oltranzisti del rock sinfonico che hanno bisogno di suite, mellotron e rimandi ai Genesis potranno avere difficoltà ad approcciarsi a un album di questo tipo. Ma forse i Maisie vanno davvero annoverati tra coloro i quali hanno appreso al meglio le lezioni di Zappa, tra musica totale, ironia e irriverenza. Bravissimi!



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Peppe Di Spirito

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