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MATER A CLIVIS IMPERAT Atrox locus Black Widow Records 2022 ITA

Disco dalla lunga gestazione questo “Atrox Locus”, circa dieci anni di impegno che hanno infine orientato la mente principale dei Mater A Clivis Imperat, Samael Von Martin, dal black metal di Abohr e degli storici Evol verso ambiti di classico progressive (horror) rock dalle tinte fosche che periodicamente tanto ci piace attraversare, accompagnati dalla Black Widow Records. La copertina allegramente kitsch, un diabolico Paganini e tre sexy vampire, è già di per sé un programma.. a pensarci bene con delle vampire così l'Atrox Locus non sembra così orribile come posto, anzi!
L'atmosfera evocata dai Mater A Clivis Imperat è quanto mai austera e severa e le prevedibili sonorità heavy/hard sono controllate nella volontà di celebrare al meglio il culto dark progressive di Antonius Rex/Jacula, Goblin, Devil Doll, Death SS/Paul Chain e The Black/Mario Di Donato... Sono comunque dell'opinione che la “perfezione” digitale di produzione, mixaggio e mastering compromette sensibilmente quell'alone di mistero sotterraneo che dovrebbe essere evocato dalle “nebbie” del suono analogico, in tal senso la pulizia dei suoni di “Atrox Locus” rende fin troppo ospitale ed accattivante un luogo che dovrebbe risultarci misterioso ed inquietante.
Nel suo insieme questo disco non manca di buone intuizioni e di ispirazione, grazie soprattutto all'esperienza dei musicisti coinvolti, pur ricalcando forse in eccesso e con qualche ridondanza alcuni stereotipi musicali tipici del genere. Buona parte dei brani sono cantati, anzi soprattutto recitati in latino da Isabella, non privi di qualche motivo d'interesse ma anche con qualche retorica di troppo ed invocazioni maligne che sembrano più che altro innocue ed invero un pò tediose descrizioni dell'aspetto più tetro e decadente del paesaggio storico della nostra provincia italiana...
L'aspetto migliore di “Atrox Locus” è la sua relativa varietà di stili, non è eccessivamente monolitico ed in fondo non vuole neanche prendersi troppo sul serio, almeno credo, come ci dimostra la spiritosa ed apocrifa cover della “Witch Dance” degli Antonius Rex, qui ribattezzata “Witchcraft”. C'è la passione per le colonne sonore anni '70 e '80 di genere, specialmente Goblin e Fabio Frizzi, non a caso la versione numerata del doppio lp in edizione limitata, contiene anche la copertina di “Atrox Locus” stampata alla maniera di una locandina da film horror; in tal senso gli efficaci interventi della cantante soprano Elisa Di Marte sono significativi nell'imprimere alla musica il forte impatto delle colonne sonore del cinema italiano horrorifico... Il cuore musicale di “Atrox Locus” è concentrato comunque nel progressive rock sinfonico dalla tipica impronta dark barocca, con interessanti variazioni e buoni arrangiamenti: alcuni passaggi sonori sembrano avvicinarsi ad atmosfere quasi folk rock, alcune non troppo lontane da tentazioni psichedeliche, come non mancano alcune deviazioni inevitabili verso l'heavy/doom, comunque tutto ben misurato, talvolta oserei dire quasi moderato, forse anche un po' troppo...
Insomma, c'erano tutte le potenzialità per fare qualcosina di più, ma al momento agli estimatori della Vedova Nera genovese i Mater A Clivis Imperat rendono comunque buoni ed allettanti servigi: per un progetto probabilmente estemporaneo che ha richiesto un così lungo tempo di gestazione, direi che va bene così.



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Giovanni Carta

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