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MASAL Ahora L’Enclume 2022 FRA

Sia con il proprio nome, sia con la sigla Masal, Jean-Paul Prat ha dato sempre suggestive riletture di certi mondi legati al progressive rock. Spesso accostato al ramo zeuhl, quest’artista non ha disdegnato incursioni nel jazz-rock e nella scuola di Canterbury, fino a immergersi a proprio modo in sonorità più romantiche e neoclassiche in “Paysages du ciel”. I suoi dischi sono sempre stati curatissimi in ogni dettaglio ed anche il nuovo “Ahora” non è da meno, a partire dalla mirabile copertina, opera del pittore marocchino Tibari Kantour. In questo nuovo parto discografico Prat si circonda di un nucleo di collaboratori allargato a ben dieci elementi e tra i nomi presenti spicca quello di Philippe Bussonet, bassista prodigioso per tanti anni al fianco di Christian Vander nei Magma. L’album consta di quasi un’ora di musica strumentale e interamente scritta ed arrangiata da Prat, davvero ispiratissimo per l’occasione. Già l’incipit “Printemps tardif” è un affresco sonoro vivace, nel quale la felice combinazione timbrica tra fiati, percussioni e piano ci ricorda certe escursioni sonore che i Miriodor di tanto in tanto amano fare verso territori canterburiani. Si susseguono una serie di composizioni brillanti e articolate, tutte di estesa durata, con un’atmosfera che si mantiene per lo più giocosa e nelle quali l’ampia gamma di strumenti utilizzati permette le soluzioni più fantasiose. Prat e compagni viaggiano abilmente in un jazz-rock ricco di idee e di sfumature, suonato magnificamente e che in più occasioni fa una puntatina graditissima a Canterbury. Gli oltre dodici minuti di “Aquilon” e i quindici della conclusiva “Sept perles de mer” sono emblematici di quello di cui sono capaci i Masal: i sax a disegnare temi intriganti, ma pronti a lasciare spazio a xilofono, vibrafono, clarinetto basso e chitarra, il fagotto sempre presente e pronto a dare un contributo particolare con il suo caratteristico suono, una sezione ritmica sfavillante, in grado di fare qualsiasi cosa tra infiniti cambi di tempo e il pianoforte di Prat costantemente lì, a indicare la via, a rifinire elegantemente, a mostrare sorprendenti deviazioni classicheggianti. In alcuni frangenti, inoltre, l’utilizzo delle percussioni e l’andamento orchestrale rievocano anche soluzioni jazz-rock adottate da Frank Zappa in “The Grand Wazoo” e “Waka Jawaka”. Qualche momento in cui si avverte una libertà totale, fino a sfiorare elementi di un’avanguardia non troppo spinta, si inseriscono alla perfezione nel contesto, senza mai risultare minimamente pesanti. Insomma, “Ahora” è sicuramente un disco pieno di sorprese, con musica che affonda le sue radici nel passato, ma che i Masal ripropongono a loro modo con fantasia e creatività. Gli amanti delle sonorità canterburiane sono avvisati.



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Peppe Di Spirito

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